LA STELLA ALPINA
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La stella alpina fa parte della famiglia delle Leontopodium; esso è un genere di pianta erbacee appartenente alla famiglia delle Asteraceae o Compositae. Il nome del genere (Leontopodium) significa letteralmente “piede leonino”, ed è un adattamento latino del greco “leontopódion” da “léon” (= leone) e “pódion” (= piede). E’ stato introdotto nella nomenclatura floristica dal botanico Robert Brown, nella pubblicazione ”Observations on the Natural Family of Plants Called Compositae” del 1817, facendo riferimento alla forma dei capolini delle stelle alpine che sono simili ad una zampa di leone.
SIMBOLOGIA: Coraggio, sprezzo del pericolo.
DESCRIZIONE: Sono piante non molto alte (20 – 30 cm). La forma biologica è almeno per le specie europee emicriptofita scaposa, ossia sono piante perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette generalmente dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e spesso con poche foglie. In genere queste specie sono riccamente lanose per limitare l’eccessiva traspirazione in quanto la maggior parte sono originarie di habitat aridi e secchi. Le radici sono secondarie da rizoma. Le foglie sono sia basali che cauline. Quelle basali formano una rosetta. Sono intere, oblanceolate quelle basali, quelle cauline sono lanceolate e lineari. Entrambe le superfici sono tomentose solo nella parte inferiore. Le infiorescenze sono composte da alcuni capolini (3 – 12) raccolti in glomeruli corimbosi terminali circondati da alcune brattee o foglie fiorali. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: esternamente si ha un involucro campanulato composto da diverse squame che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s’inseriscono due tipi di fiori: i fiori esterni ligulati assenti in questo genere, e i fiori del disco centrale tubulosi. Questi ultimi si dividono in due tipi: quelli più periferici sono filiformi e femminili; quelli più interni (centrali) più tubulosi, sono maschili, in realtà sono ermafroditi, ma spesso sono maschili per aborto degli organi del gineceo. L’involucro dell’infiorescenza si compone di diverse vistose foglie bratteali lanceolate, patenti, disposte a stella; la superficie in genere è bianco-lanosa e sono molto più lunghe del diametro del glomerulo di capolini: in effetti è la parte più caratteristica della pianta. Le squame dei capolini sono colorate di marrone scuro e disposte su più serie.
I fiori sono attinomorfi. Sono tetra-ciclici verticilli: calice – corolla – e pentameri (calice e formati da 5 elementi): il calice e ridotto a una coroncina di squame quasi inesistenti. I petali della corolla sono 5; i fiori sono saldati a tubo e terminano in cinque denti. Gli stami hanno delle antere acute e caudate alla base le due code sono lesiniformi); il tutto è saldato insieme e forma una specie di manicotto avvolgente lo stilo. I granuli pollinici possiedono uno strato basale spesso e regolarmente perforato. I carpelli sono due e formano un ovario bicarpellare infero uniloculare. Lo stilo è unico con linee stigmatiche marginali, appiattito (senza appendici) e terminante in uno stigma bifido.
Dopo la prolungata fioritura, le brattee appassiscono lasciando i capolini femminili fecondati pronti a far maturare i semi. I frutti sono degli acheni granulosi a forma oblungo-ellissoide. Il pappo di colore paglierino si differenzia in setole capillari nei fiori femminili e setole clavate in quelli maschili.
LA RIPRODUZIONE: L’Impollinazione: avviene tramite insetti. La fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori e i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
DISTRIBUZIONE E HABITAT: Le specie di questo genere crescono spontaneamente in Asia (India, Cina e Giappone), sulle Ande, sulle Alpi europee e sugli Appennini in particolare l’Appennino Abruzzese. L’habitat tipico sono le zone aride montuose.
FILOGENESI: È un genere con specie apomittiche (piante a propagazione stolonifera) e quindi di difficile studio. L’origine di questo genere sono le zone montuose calde e aride degli altopiani desertici dell’Asia Centrale. I rilievi montuosi asiatici formatisi nel Miocene hanno contribuito in modo fondamentale alla formazione di varie specie alpine oloartiche. In seguito alcune specie si sono diffuse in Europa durante le ultime glaciazioni. Il collegamento con le specie asiatiche è dimostrato ampiamente da diversi studi fatti sul genere Leontopodium dai quali risultano gli stretti rapporti filogenetici di parentela con le specie asiatiche pur considerando la notevole disgiunzione geografica tra i due areali. Lo studio appena citato, analizzando le sequenze del ribosoma nucleare e plastidiale di diverse specie del genere Lenotopodium sia europee che asiatiche, ha evidenziato una sostanziale monofilia del gruppo, identificando all’interno tre gruppi filogenetici, uno di quali è quello europeo che pur formando un gruppo distinto geneticamente risulta in realtà poco divergente dai “parenti” tibetani indicando quindi una separazione avvenuta in tempi relativamente recenti.
SPECIE ITALIANE: Le specie italiane sono 2:
Leontopodium alpinum Cass. (1822) – meglio nota come Stella alpina: è la specie più conosciuta e diffusa, meglio nota come Edelweiss, e per il suo caratteristico aspetto è divenuta il simbolo della montagna; la si può trovare sulle catene montuose che dai Pirenei si estendono fino all’Himalaya. Si differenzia dall’altra specie europea per l’altezza: 8 – 15 cm. La forma biologica è emicriptofita scaposa ; il tipo corologico è Orofita – Eurasiatico; l’habitat tipico sono i pascoli alpini; la distribuzione sul territorio italiano e relativa solamente alle Alpi fino ad una altitudine compresa tra 1500 e 2600 metri.
Leontopodium nivale (Ten.) Huet – è la Stella alpina dell’Appennino: si differenzia dall’altra specie europea per una minore altezza: 1 – 5 cm. La forma biologica è emicriptofita scaposa; il tipo corologico è Sub-endemico; l’habitat tipico sono le rupi calcaree; si trova solo negli Appennini centrali fino ad una altitudine compresa tra 2300 e 2800 m s.l.m.
COLTIVAZIONE: L’unico impiego che attualmente hanno queste piante è nel giardinaggio roccioso e alpino. In effetti non si incontrano grandi difficoltà a coltivarle, basta piantarle sempre a settentrione su substrati leggeri (calcarei), ghiaiosi e ben drenati; pur tuttavia (a parte la specie Leontopodium alpinum impiegata nel giardinaggio europeo fin dal 1776) è soltanto nel 1915 che nelle coltivazioni orticole venne introdotta un’altra specie di questo genere: Leontopodium haplophylloides una “Stella alpina” a fiore profumato di limone proveniente dal Kansu e Szechwan settentrionale.
CURIOSITA’: Una stella alpina è effigiata sulla moneta da due centesimi di euro dell’Austria.
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Non so come mai ma è fiore che non mi ha mai detto nulla….
Nemmeno a me. Tu confesso, ma è un fiore e come tale è degno di essere nominato sia qui che nella storia XD