INTERVISTA – FRANCESCA NOTO

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Bentornati amici e amiche al venerdì in cui sfidiamo voi autori a mettervi in gioco con le nostre domande. 😉

FRANCESCA NOTO

Ciao Francesca, benvenuta sull’isola di Skye. Grazie per averci dato l’occasione di conoscerti e porgerti qualche domanda. Iniziamo dalle domande di rito…

Chi sei? Sono Francesca, detta Franny: una mamma a tempo pieno, traduttrice per professione e scrittrice per passione (perlopiù notturna… servirebbero giorni da 48 ore!)

Quando te lo si chiede tu dai una risposta standard. Se dovessi osare, che cosa risponderesti a noi? Una guerriera (probabilmente berserkr a tratti), una sopravvissuta che a volte pensa che la vita è troppo breve e fragile per perdersi in st***ate…

La tua paura più grande in questo momento qual è? Non riuscire a star dietro a tutto, in particolare alle mie figlie che crescono.

Descrivi te stessa attraverso:

un colore: Blu

un profumo: Mirra

un fiore: Genziana

un animale: Cavallo

un luogo: Silver Springs, Florida

un libro: Un ponte sull’eternità, Richard Bach

una canzone: Heart of Steel, Manowar

Ti è mai capitato di attraversare un periodo in cui ti sentivi smarrita? Come hai fatto a superarlo? Quando ho perso la mia prima figlia, nel 2007 (aveva quasi quattro anni). È per questo che mi considero una sopravvissuta. Guardandomi indietro adesso, non lo so come ho fatto. Credo, semplicemente, di aver scelto di vivere, insieme a mio marito, e di andare avanti anche in nome di mia figlia.

La tua vita reale, il tuo lavoro, i tuoi passatemi e la tua famiglia come influiscono sulla tua scrittura? Sono appassionata di equitazione, musica metal, scherma medievale, e sono una traduttrice di narrativa. Tutto questo in effetti si sente in quello che scrivo! 😊 I cavalli non mancano mai. Certe suggestioni musicali e certe tipologie di personaggi neppure. E devo molto ai tanti autori che traduco, dal punto di vista dell’ispirazione e dello stile.

Chi ti sta intorno conosce questo tuo lato? Come si approcciano con la te scrittrice? Ho avuto sempre un grande supporto da parte di amici e familiari. Ricordo ancora che i miei genitori, alla presentazione del mio primo romanzo, “Il segno della tempesta”, sono venuti di corsa nonostante tornassero da un viaggio molto impegnativo. Inutile dire che il loro supporto mi fa felice e mi sprona a continuare.

Se potessi parlare con la te stessa del passato, quanto indietro andresti e cosa le diresti? Tornerei alla me stessa del 2002, incinta e preoccupata perché, perso un lavoro, stava per diventare una freelancer. Le direi: “Non aver paura: mento alto e sorridi! Ne varrà sempre, sempre la pena”.

Spesso nella scrittura c’è un’impronta che ci distingue dalla “massa”. Nella tua quale pensi sia? Non credo stia a me dirlo, ma forse il modo in cui cerco di rendere le emozioni dei miei personaggi, cercando di coinvolgere il lettore in ciò che provano. 😊

Quello che hai scritto fino a oggi, ha un filo conduttore? Cosa accomuna tutte le tue opere? Da una parte, la mitologia norrena, che è il filo conduttore principale dei miei due romanzi (leggibili tuttavia separatamente come due opere autoconclusive). Dall’altra, la volontà di dare al lettore un messaggio positivo sulla vita, ricordando che ognuno di noi è speciale e ha il diritto e il dovere di assecondare quel qualcosa di speciale per trovare il suo posto nel mondo.

Dopo aver pubblicato I figli della tempesta, che progetti hai? Scrivere un terzo libro! In teoria, ho in mente una conclusione per la mia Saga dei Norsihir, ma per il momento la storia è ancora molto vaga. Vedremo! Inoltre, intorno al 2020 il mio primo romanzo dovrebbe arrivare all’estero, grazie a una casa editrice scozzese. Staremo a vedere!

Sei una lettrice? Quali generi prediligi? Accanitissima! Non c’è, in realtà, un genere che apprezzo molto più degli altri, anche se sono cresciuta a pane, fantasy e fantascienza (in particolare cyberpunk). Al momento, forse perché con il mio lavoro mi capita di approcciarmi ad autori e generi molto diversi tra loro, l’importante è che i personaggi e la storia di un libro mi acchiappino. Il genere, a quel punto, passa in secondo piano!

C’è un libro che rileggeresti mille volte? “Un ponte sull’eternità” di Richard Bach, e “Kitchen” di Banana Yoshimoto. Entrambi, a loro modo, insegnamenti potentissimi sulla vita.

Ti viene chiesto di incoraggiare un autore a diventare self… cosa gli diresti? Non so… effettivamente non sono un’autrice self, ho alle spalle una casa editrice, la Astro Edizioni, che mi ha sempre supportato e con cui mi sono trovata molto bene. Di sicuro, potrei dire che il self publishing ha i suoi vantaggi, specialmente se l’autore è disposto a promuoversi seriamente e ha molto tempo (e un po’ di fondi) da dedicare alla promozione. È una bella opportunità, fatte le dovute considerazioni.

Un argomento spinoso attuale è l’uso di uno pseudonimo per pubblicare un genere diverso. Tu lo faresti? Personalmente, no. Se volessi affrontare un genere differente, lo farei col mio nome, divertendomi a vedere se funziona. Tuttavia, non ci vedo niente di male, nell’uso di uno pseudonimo, per tutti i motivi che possono spingere un autore a usarlo.

Hai trovato la leggendaria Lampada Magica. Quali sono i tuoi tre desideri? Ahh, difficilissimo! 😊 Vediamo… 1) Una lunga vita felice e di successo per le mie bambine; 2) Che l’umanità trovi un equilibrio e l’illuminazione di cui ha bisogno per vivere pacificamente su questo pianeta; 3) Il successo editoriale per me (almeno uno me lo tengo, dai!), così finalmente potrò togliermi certi sfizi, primo fra tutti un cavallo tutto mio (rigorosamente frisone occidentale come Raido de “Il segno della tempesta”!).

Che rapporto hai con gli animali? Molto bello, molto stretto. In particolare, amo i cavalli, animali splendidi con cui ho condiviso alcuni dei momenti più spettacolari della mia esistenza. Ho sempre avuto gatti per casa, ma al momento, causa allergia di marito e figlia, tengo con me due buffe cincillà.

Adesso parliamo un po’ del tuo libro…

Vi parlo del secondo, appena uscito, il primo potrete sempre recuperarlo successivamente, come detto sono leggibili separatamente!

Titolo: : I figli della tempesta

Genere: Fantasy

Pagine: 300

Formato: Cartaceo ed ebook

Dove lo si può acquistare (links): goo.gl/ZJjoH1 (Amazon), www.astroedizioni.it, o su tutti gli store online.

Dicci in non più di dieci righe di cosa parla.

Avere diciassette anni è complicato, se sei nato all’ombra di un’ingombrante profezia. Questo pensa Nathaniel Gordon, quando guarda allo specchio gli strani occhi spaiati che gli ricordano ogni giorno la sua scomoda eredità: discendente dei norreni, nato per mettere fine a una minaccia proveniente da un altro piano d’esistenza, Nate è sempre più convinto che qualcuno si sia sbagliato sul suo conto. Ma quando Winter, un violento e misterioso ragazzo albino, irrompe nella sua vita, non c’è più tempo per i dubbi: tra fughe precipitose, scontri mortali e decisioni laceranti, Nathaniel dovrà combattere una guerra più grande di lui e sopravvivere in un mondo che non è il suo. Chi è l’inarrestabile gigante dal cuore di ghiaccio pronto a tutto per allagare di sangue la nostra dimensione terrena, e qual è la verità sul conto di Winter? Per saperlo, dovrà abbracciare il destino e scoprire cosa è riservato ai Figli della Tempesta…

Com’è nata l’idea che ha dato vita a I figli della tempesta? In parte dalla conclusione del mio primo romanzo. In parte dall’idea di due personaggi che mi cantavano in mente da un bel po’ (e che poi sono diventati Nate e Winter, i due protagonisti), e dalla voglia di tornare a certe emozioni e pulsioni vissute durante l’adolescenza, per raccontarle “col senno di poi”.

Com’è nato il titolo? La tempesta c’era già nel primo libro, e l’ho mantenuta per avere una certa continuità. I figli… è sempre l’idea di una continuità, delle nuove generazioni, e di un’adolescenza che, con fatica, passa alla maturità dell’età adulta.

Perché la gente dovrebbe leggere il tuo libro e, come pensi che questa storia possa cambiare il mondo e le persone? Non pretendo certo che la mia storia possa cambiare il mondo, ci mancherebbe! 😀 Però sicuramente cerco di offrire al lettore un messaggio positivo e concreto: quello che ognuno di noi è al mondo per un motivo, ed è giusto credere nelle proprie capacità per trovare la propria strada e il proprio posto nel mondo; in definitiva, la propria felicità. È un concetto che ho già esplorato nel mio primo romanzo, e che in “I figli della tempesta” viene affrontato dal punto di vista di due giovani uomini nel periodo più complicato e dubbioso dell’esistenza, quello a metà tra l’innocenza dell’infanzia e la maturità (ma anche la disillusione) dell’età adulta.

È il tuo libro di esordio o hai già pubblicato qualcos’altro? Come detto, il mio esordio è stato “Il segno della tempesta”, urban fantasy con sfumature romance pubblicato sempre con Astro Edizioni nel 2016. È andato bene, e l’editrice mi ha convinto a continuare. Le sono grata: sono davvero felice di come è venuta fuori la mia nuova storia!

Perché proprio il genere urban fantasy? Perché mi permette di inserire elementi fantastici in un contesto moderno che conosco. In realtà, con “I figli della tempesta”, pur partendo dal mondo contemporaneo, mi sono divertita poi a fare una svolta più fantasy, e a mettere i miei due protagonisti nella condizione di dover tornare a casa da un mondo che non è il loro.

Il personaggio principale di I figli della tempesta è Nathaniel. È un essere umano o una creatura fantastica? Descrivicelo con 3 aggettivi.

Nathaniel è un ragazzo di diciassette anni con qualche capacità speciale (o almeno, così dovrebbe essere: all’inizio della sua storia, risulta un normalissimo diciassettenne, con suo grande rammarico). Se dovessi descriverlo con tre aggettivi, direi: generoso, gentile, un po’ insicuro. In realtà, c’è un altro protagonista di cui dovrei parlarvi. Winter, albino, un po’ “bad boy”, molto più tormentato di Nate… è il ragazzo che si vede ritratto in copertina, dalla splendida illustrazione di Livia De Simone.

Durante la trama di consuetudine che il protagonista evolva. Se lo fa, in che modo avviene? Nel mio caso, l’evoluzione c’è, per entrambi i protagonisti. In particolare, è un’evoluzione che parla di consapevolezza, di crescita, e di scelte a volte molto difficili, nel capire quando è il momento di “fare la cosa giusta”. In due parole, è il tipico viaggio, il tipico rituale di passaggio dall’adolescenza alla maturità.

Vive una storia d’amore? Assolutamente sì! L’amore è sempre stato importante, per me, e lo è anche nelle mie storie. In questo caso, però, ho voluto “incasinare” un po’ la faccenda. Non è una situazione semplice, né lineare.

Se una mattina lui/lei si svegliasse del sesso opposto quale sarebbe la prima cosa che farebbe? Nathaniel arrossirebbe come l’adolescente timido che è. Winter? Oh, ovvio: si toccherebbe le tette! XD

Se si svegliasse animale (o se è un animale se si svegliasse uomo) cosa sarebbe e come reagirebbe? Nathaniel lo vedo bene come puledro bianco, e di sicuro per prima cosa si lancerebbe a galoppare al massimo delle sue possibilità. Winter… poco ma sicuro, sarebbe un lupo e andrebbe a testare le sue abilità di caccia.

Quale sarebbe la prima cosa che ti direbbe se vi incontraste faccia a faccia? Nathaniel: “Lo sai che sei proprio una stronza, sì?”; Winter: “Non starlo a sentire, in realtà il dramah gli piace…”

Perché hai scelto di ambientare la tua storia proprio in Florida? La Florida, in particolare la zona delle Everglades e della National Forest, è un luogo che conosco molto bene e dove sono stata molte volte, e il primo dove ho capito cosa significa “natura selvaggia”. È stato lì, nel lontano 2000, che la storia del mio primo romanzo ha cominciato a cantarmi dentro…

Secondo te, parlando di libri fantasy, quanto incide la creazione di un mondo nuovo in una storia? Parecchio, a mio parere. Il bello del fantasy, spesso, è proprio trovarsi immersi in un mondo che non è il nostro (magari lo ricorda, ma è comunque altro), e a quel punto è piacevole scoprirne tutti i dettagli e vedere quanto sia originale…

Oltre a scrivere , ti sei cimentata nella promozione da sola? Hai fatto il book trailer, delle immagini con degli estratti, delle card o un blog tour? Ho avuto molto supporto da parte della casa editrice, ma naturalmente ho contribuito in tutti i modi possibili. Il booktrailer l’ho ideato io (realizzandolo con l’aiuto di un bravissimo professionista), e così anche estratti e card, mentre per le recensioni e le segnalazioni ho avuto l’aiuto della CE. Curo la mia pagina FB, cerco di farmi conoscere in ogni modo, ho fatto e continuo a fare diversi firma copie (il 25 ce ne sarà uno a Roma, alla libreria Mondadori di Via Piave 18!), e partecipo a tutte le fiere di settore possibili (la prossima sarà Più Libri Più Liberi, 6-10 dicembre, Roma). Insomma, si fa quello che si può per farsi conoscere un po’ di più! 😊

Se ti venisse offerto un servizio di promozione del tuo libro, cosa vorresti che fosse? Una bella campagna pubblicitaria fatta da professionisti del settore!

Oltre alla te scrittrice c’è un’altra forma d’arte che ti ispira? Suoni, dipingi…? Mi piace molto disegnare, e da ragazzina suonavo la chitarra… ma adesso ho perso decisamente la mano!

Hai un blog? Se sì ti va di dirci dove e di cosa tratta? Non ho un blog (il tempo è tiranno, ahimè!), ma potete venirmi a trovare sulla mia pagina Facebook (www.facebook.com/ilsegnodellatempesta), che aggiorno di continuo!

Sei una rilettrice di bozze/editor/revisore? Oltre a essere traduttrice, spesso mi capita di essere correttrice di bozze ed editor, ma più per riviste di settore (videogiochi ed entertainment in generale) che non per romanzi.

Quanto ti sei fatta aiutare da chi ti circondava per vedere realizzati Il segno della tempesta e I figli della tempesta? Parecchio: nessun uomo è un’isola e niente si ottiene completamente da soli! In particolare, devo ringraziare mio marito Marco, che ha sempre creduto in me e mi ha sempre supportato (anche con le sue fantastiche sinossi) e la mia editrice, Francesca Costantino.

E-book o Cartaceo? Cartaceo, per forza di cose. Il profumo dei libri è qualcosa a cui non riesco a rinunciare. Anche se devo ammettere che l’ebook ha tanti vantaggi e spesso “ci casco”!

Su cosa sei solita scrivere? Sul mio vecchio e fedele laptop HP Pavilion. Qualche appunto su carta ogni tanto capita, ma raramente!

Hai qualche rito particolare che fai prima di iniziare a scrivere, ad esempio ascolti della musica? In realtà, no: apro il file, rileggo le ultime parti… e comincio.

Come è nata la cover? Grazie alla splendida collaborazione con l’illustratrice Livia De Simone, che ha interpretato perfettamente la mia idea, specialmente per “I figli della tempesta”, di cui sono davvero molto soddisfatta.

– Ti va di regalarci qualche notizia sulla tua prossima pubblicazione? Ancora non ho davvero nulla da dire. Di sicuro andrò avanti, come ho detto, per concludere quello che ho in mente per la storia in generale, ma al momento è ancora troppo presto per parlarne. Quello che posso dire per certo è che nella prossima storia i protagonisti saranno ancora Winter e Nate, in particolare Winter…

Condividi con noi una frase, che convinca anche il lettore più reticente ad acquistare il tuo libro….

«Ogni circostanza si verifica quando deve, e puoi credermi, se te lo dico io». Lo guardò dritto negli occhi, e scosse piano la testa. «Ma questi tuoi diciassette anni non torneranno più, Nathaniel. Quello che posso dirti è solo di non sprecarli».

Pubblicato da lisoladiskyeblog

Blog Letterario che promuove e pubblicizza autori italiani di ogni genere nato nel 2015