Intervista #8 – Gabriele Dolzadelli

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Benvenuti visitatori de “L’isola di Skye” nella nuova rubrica del VENERDI. #venerdìintervista. Oggi conosciamo e parliamo con Gabriele, autore della epica saga piratesca “Jolly Roger”, che da poco è arrivata al terzo volume ( sbirciate nelle anteprime per saperne di più)

Ciao Gabrile, benvenuto sull’Isola di Skye. Grazie per averci dato l’occasione di conoscerti e porgerti qualche domanda…

Iniziamo dalle domande di rito:

Chi sei? Mi chiamo Gabriele Dolzadelli. Sono un ragazzo valchiavennasco, classe 1988. Sono sposato, diplomato geometra ma da diversi anni svolgo il lavoro di panettiere. Ho iniziato a pubblicare romanzi nel 2014 e attualmente ho tre libri all’attivo. Ho inoltre fondato il gruppo di Self Publishing Italia, che attualmente gestisco insieme all’autrice Sonia Sottile e alle BookTubers Denise Aztori e Valentina Scarcioni. ( vi mettiamo il link del gruppo qui)

Quando te lo si chiede tu dai una risposta standard. Se dovessi osare, che cosa risponderesti a noi? Potrei aggiungere che sono una persona che ha sempre la testa fra le nuvole e che ha mille progetti per la testa, ma riesce a concretizzarne solo pochi. Ma tempo al tempo… un passo alla volta e si può fare tutto. Sono solare, mi piace la compagnia e socializzare, ma sono al contempo solitario e con una vena profondamente nostalgica. Può sembrare un controsenso, ma convivo con questa contrapposizione.

La tua paura più grande in questo momento qual è? Il tempo che scivola tra le mani.

Descrivi te stesso attraverso:

Un colore: Grigio. Sta bene con tutto. Sono  molto adattabile alle situazioni, circostanze e persone.

Un profumo: Pane appena sfornato? Ci sono a contatto tutti i giorni, quindi penso possa ben identificarmi. (mamma mia che profumo da acquolina)

Un fiore: Stella Alpina. Tranquilla e solitaria fra le montagne.

Un animale: Lupo. Vive in branco, ma è al contempo un animale che sta bene anche da solo per definizione.

Un luogo: Cochabamba. Mi è bastato starci un mese. Ho una bella affinità con la cultura latina.

Un libro: Attualmente “La linea d’ombra” di J.Conrad. Un libro di mare (che può rappresentare l’ambientazione di questi miei primi romanzi), ma al contempo un libro che parla delle responsabilità della vita, che al momento non mi mancano.

Una canzone: Ho ancora la forza –F.Guccini (qui il link)

Ti è mai capitato di attraversare un periodo in cui ti sentivi smarrito? Come hai fatto a superarlo? Sì, è capitato. A volte è stata la fede, altre volte il saper trovare gli aspetti positivi delle proprie esperienze e riprendere a costruirci sopra.

La tua vita reale, il tuo lavoro, i tuoi passatempi e la tua famiglia come influiscono sulla tua scrittura? Il mio lavoro mi permette di avere i pomeriggi liberi e di conseguenza ho sufficiente tempo da dedicare a questo hobby. La passione per la lettura ha decisamente influito nel  buttarmi in questo campo e ha anche dato una direzione al mio stile e al genere che prediligo, ossia il thriller. Per quanto riguarda la mia famiglia, inoltre, è stata senza dubbio d’incoraggiamento nel non arrendermi e posso dire che sia mia moglie che gli altri familiari sono stati determinanti in tal senso. Un autore self ha bisogno di questo tipo di appoggio, perché ha davanti una strada tutta in salita.

Chi ti sta intorno conosce questo tuo lato? Come si approcciano con il te scrittore? La passione per la scrittura non sapevo nemmeno io di averla fino a qualche anno fa, di conseguenza nemmeno loro. Nella mia vita non avevo mai pensato di finire a scrivere dei romanzi. Il processo è stato casuale e solo una volta iniziato ho capito che mi piaceva davvero. Riguardo all’approccio, per chi non ama leggere non è cambiato nulla. Forse sembro semplicemente una persona “singolare” e che ha molta fantasia, nulla più. Alcuni trovano ancor più particolare che sia un panettiere ad avere questo hobby (ricordo gli articoli di giornale che riportavano immancabilmente nel titolo il termine “panettiere-scrittore”) o che sia una persona di questa piccola valle ad essersi buttato in questo campo. Chi ama leggere e segue la mia saga d’esordio, invece, esprime spesso stima nei miei confronti e non può che farmi piacere. Non influisce comunque sul mio rapporto con gli altri, perché anche se ho iniziato questo cammino sono e rimango quello di sempre.

Se potessi parlare con il te stesso del passato, quanto indietro andresti e cosa gli diresti? Tornerei a quando frequentavo la seconda geometra. Ricordo che avevo già capito quanto fosse la scuola sbagliata (ero negato nelle materie di calcolo e prediligevo quelle di italiano e storia). Avevo la possibilità di fare la “passerella” e cambiare indirizzo scolastico, ma decisi di non farlo, perché significava cambiare compagni di classe e fare un salto nel vuoto. A me stesso direi che certe cose che da ragazzi sembrano importanti, poi alla fine non lo sono davvero. Che i compagni di classe passano, ma le scelte ce le portiamo dietro per tutta la vita. Per il resto, ho imparato a non recriminarmi nulla. Anche le decisioni sbagliate hanno portato a qualcosa di buono e sono contento del percorso che ho fatto e che mi ha portato ad essere quello che sono ora.

Spesso nella scrittura c’è un’impronta che ci distingue dalla “massa”. Nella tua quale pensi sia? Nella mia saga d’esordio ho voluto fare un esperimento e forse è l’impronta che caratterizza tutti questi romanzi: l’uso dei flash-back. Ho utilizzato diversi protagonisti e ho inserito nel racconto numerosi salti nel passato che li riguardano tutti (e non uno solo). In questo modo il lettore ha la possibilità di conoscere più a fondo tutte le parti implicate e si può immedesimare in ogni punto di vista. In genere, quando si parla di flash-back nei romanzi lo si relaziona ad un unico personaggio o protagonista. Quest’utilizzo alternativo credo che possa essere un ottimo elemento di distinzione della saga.

Quello che hai scritto fino a oggi, ha un filo conduttore? Cosa accomuna tutte le tue opere? Attualmente ho scritto tre volumi della saga “Jolly Roger”, di conseguenza sono tutti legati fra loro essendo un’unica trama. I libri non sono, infatti, auto-conclusivi. Ma a parte la storia in sé, direi che un filo conduttore può ritenersi anche la morale che si nasconde dietro: la limitata capacità di giudizio dell’uomo, influenzata dalla soggettività del pensiero, oltre che l’amore tormentato, il concetto di libertà e il tema della redenzione.

Dopo aver pubblicato il terzo volume della saga, che progetti hai? Attualmente sto avviando il cantiere del quarto volume della saga (La torre del ribelle), per poi concluderla con il quinto. Inoltre ho nel cassetto anche un thriller moderno da rispolverare e ristrutturare, che preparerò dopo aver chiuso con Jolly Roger. [Noi di Skye non vediamo l’ora!]

Sei un lettore?Quali generi prediligi? Sono un lettore moderato. Leggo una decina di titoli all’anno e la maggior parte in periodo estivo. Leggo diversi generi, dal giallo al thriller, passando per la fantascienza, gli storici, il fantasy, i classici e quello che ho sempre definito “survivor” alla Michael Chricton. [Quest’ultimo genere ci manca, ci informeremo!]

C’è un libro che rileggeresti mille volte? Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie. L’unico libro che ho letto più di una volta (per l’esattezza 3 volte) e che rileggerei ancora e ancora. [ora che hanno fatto anche una serie tv, c’è da rileggerlo davvero!]

Ti viene chiesto di incoraggiare un autore a diventare self… cosa gli diresti? Gli direi che la scrittura è espressività e che se sente di voler condividere la propria storia, l’auto pubblicazione è un ottimo modo per farlo senza farsi fermare dalle difficoltà dell’ambiente editoriale. Al contempo, però, gli direi di tenere sempre a mente delle regole fondamentali. Fallo con lo scopo di appassionarti e far appassionare; non smettere mai di divertirti e soprattutto scrivi con il cuore, ma presentalo con la testa. I lettori hanno diritto di essere esigenti.

Hai trovato la leggendaria Lampada Magica. Quali sono i tuoi tre desideri? Al momento sono felice e sereno e non credo di avere un particolare desiderio irrealizzato. Alla fine, la vera felicità la si raggiunge quando ci si accontenta di ciò che si ha e si impara ad apprezzarlo. Ma se dovessi fare il furbo userei un desiderio per chiedere al Genio di darmene altri dieci. Così li moltiplicherei e li terrei da parte per il momento opportuno. Questo è business! [Qui ha Skye è partito uno scroscio di applausi tutti pet te, Gabry]

Che rapporto hai con gli animali? Mi piacciono molto. Ho in casa un gatto nero di nome Rufus che è ormai di famiglia. [Oh ma dai? che bello!!!!!]

Parliamo adesso un po’ del tuo libro…

Titolo: I fratelli della costa

Genere: Thriller storico.

Pagine: 505

Formato: Cartaceo/Digitale

Dove lo si può acquistare (links): su Amazon http://www.amazon.it/fratelli-della-costa-Jolly-Roger-ebook/dp/B01E4J5U48/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1460887615&sr=8-1&keywords=dolzadelli+gabriele

Dicci in non più di dieci righe di cosa parla. Si tratta del terzo volume della saga Jolly Roger. Ambientato nel 1670, riprende i fatti narrati dai precedenti romanzi e racconta le vicende che riguardano diversi personaggi nel Mar dei Caraibi. L’isola di Puerto Dorado, difatti, nasconde un misterioso segreto a cui ambiscono le principali potenze europee. Un segreto che può cambiare gli equilibri mondiali donando un immenso potere. Troviamo, quindi, uomini delle diverse fazioni (inglesi, francesi e olandesi) che cercano di tessere intrighi, inganni e alleanze per poter ottenere ciò che vogliono, ma troviamo anche personaggi che vengono involontariamente coinvolti in queste diatribe, come il giovane Sid, alla ricerca del fratello scomparso o lo scozzese John McKenzie, in cerca di aiuti militari per il proprio clan nelle highlands. Inoltre, in questo terzo volume, troviamo finalmente la forte presenza dei pirati, che prendono ora piede nella trama attraverso le vicende della vicina isola di Cuerto Malos.

Perché la gente dovrebbe leggere il tuo libro e, come pensi che questa storia possa cambiare il mondo e le persone? Perché è un libro che ha i sapori dei vecchi romanzi d’avventura, ma al contempo è strutturato in una maniera più moderna, che sa tenere costantemente con il fiato sospeso. Ha un ritmo molto serrato e riesce a far legare il lettore con tutti i suoi protagonisti. Non ho affatto la pretesa di cambiare le persone, tanto meno il mondo, con queste opere. Quando ho avviato il progetto l’ho fatto per puro divertimento. Ma penso che, comunque, possa dare molti spunti di riflessione molto significativi.

È il tuo libro di esordio o hai già pubblicato qualcos’altro? (se non è il primo dicci quali sono gli altri) No, ho scritto il primo volume intitolato “La terra di nessuno” (2014) e il secondo “Le chiavi dello scrigno” (2015).

Perché proprio il genere storico? L’idea di base era quella di scrivere un thriller. Solo col tempo, pensando ad una ambientazione che mi desse molti spunti e ben si adattasse ad una trama intricata, ho pensato al mondo dei pirati. Questo tenendo anche da conto la mia passata esperienza nel mondo dei giochi di ruolo, in cui ho potuto cimentarmi più di una volta nell’ambientazione caraibica dell’epoca.

Il personaggio principale di Jolly Roger è ? È un essere umano o una creatura fantastica? Descrivicelo con 3 aggettivi. Sono parecchi. Ma quello che spicca più di tutti, soprattutto nei primi due volumi, è Sid, essendo il personaggio che apre la saga e che accompagna il lettore nello scoprire i diversi misteri che circondano Puerto Dorado. Non è altro che un giovane ragazzo irlandese di Cork, figlio di un pescatore, che promette alla madre in punto di morte di andare a cercare il fratello Alexander, partito anni prima per i Caraibi.

Se devo usare tre aggettivi direi: conservatore, responsabile e determinato.

Durante la trama è di consuetudine che il protagonista evolva. Se lo fa, in che modo avviene? A questa domanda voglio rispondere in maniera più ampia. In Jolly Roger avvengono numerose esperienze che portano i personaggi a cambiare. Alcune sono già accadute nel loro passato e vengono riportate alla luce dai flash-back, altre avvengono sull’isola stessa. Sono spesso esperienze molto traumatiche come la perdita di qualcuno o la crudeltà di alcune situazioni che li portano a rivalutare il proprio modo di pensare. Anche i pirati stessi sono spesso divenuti tali per degli eventi ben precisi che ne hanno forgiato l’idea che hanno del mondo, dell’autorità o della libertà.

Ne “I fratelli della costa” è il pirata Yan lo Sfregiato che spiega alla giovane Elisabeth McLowell il potere che hanno i Caraibi di cambiare le persone, quando le dice: “Oggi piangerai. Domani ne sentirai il peso. Il giorno dopo avrai un brutto ricordo e quello dopo ancora sentirai la tua forza crescere e la tua pelle farsi più dura, sotto le sferzate di questo mare. Volente o nolente, diventerai una donna diversa, mia bella pittrice. È questo il destino di tutti.” E poi aggiunge: “La morale, mia cara McLowell, è che nessuno di noi è nato mostro. La disperazione ci ha portato ad esserlo. E il Mar dei Caraibi è padre della disperazione.»

Vive una storia d’amore? Con chi? Sì, nella saga ci sono diverse storie d’amore. Si può dire che ogni personaggio ne vive una o l’ha vissuta nel suo passato ma quello che emerge in tutte queste storie narrate è un sentimento molto tormentato. Sid, per esempio, ha lasciato temporaneamente la sua fidanzata Riona a Cork per poter raggiungere il fratello e non passa giorno in cui non si chieda se lei lo stia attendendo a casa o se, dopo tutti quei mesi, non abbia pensato a rifarsi una vita senza di lui. Poi c’è la storia d’amore fra Alex ed Elisabeth, ostacolata dal perfido Goodwin e che avrà anche un terzo elemento a renderla complicata. C’è anche la storia d’amore fra la nobile Annette Lafayette e il mercenario spagnolo Jorge Ximenez, che si trovano su due fronti opposti o, nel terzo volume, la storia d’amore intensa fra il pirata Yan lo Sfregiato e la mercante Penny Parsons.

Se una mattina lui/lei si svegliasse del sesso opposto quale sarebbe la prima cosa che farebbe? Sid? Se la prenderebbe a morte col fratello per averlo portato in un’isola dove gli uomini si svegliano donne!

Se si svegliasse animale (o se è un animale se si svegliasse uomo) cosa sarebbe e come reagirebbe? Sid sarebbe uno scoiattolo, dal pelo rosso e fin troppo spaventato dall’ambiente che lo circonda.

Quale sarebbe la prima cosa che ti direbbe se vi incontraste faccia a faccia? “Ah allora sei tu la fonte di tutti i miei guai!” [oh, sì! Noi ce lo immaginiamo eccome che te lo dice!]

Perché hai scelto di ambientare la tua storia proprio a Puerto Dorado? Perché i Caraibi offrono numerosi spunti, essendo una terra dove, spesso, le alleanze e le guerre che avvenivano in Europa apparivano ancor più fragili e inconsistenti. I pirati stessi erano al di sopra di qualunque diatriba e ben si prestavano a una trama in cui l’inganno, l’astuzia e l’avarizia fanno da padrone. Ho voluto creare un involucro per racchiudere tutto questo e serviva un’isola di fantasia. L’ho così piazzata tra la Giamaica e il Venezuela e le ho dato questo nome.

Quanto ti sei fatto aiutare da chi ti circondava per vedere realizzato Jolly Roger? Ho avuto un aiuto fondamentale dal mio editor David Ressegotti, ma sicuramente ho molto apprezzato anche il lavoro che hanno fatto i tre disegnatori per le tre diverse copertine e le notti insonni di un amico per il meraviglioso Book Trailer che mi ha sfornato.

E-book o Cartaceo? Entrambe. Anche se per un self credo che l’e-book sia il mercato su cui puntare maggiormente. [Anche noi, ma vuoi mettere l’ebbrezza di annusare il tuo libro appena stampato? Noi lo facciamo tutte le mattine appena svegli!]

Su cosa sei solito scrivere? (sito on line, programma per pc, carta, pergamena…) Rigorosamente Microsoft Word.

Come è nata la cover? La copertina de “I fratelli della costa” è nata dal desiderio di rendere chiaro, sin dalla cover, la presenza più marcata dei pirati all’interno della trama di questo volume. Non volevo, però, inserire il solito, e forse banale, Jolly Roger. Ho così pensato a un’immagine di una polena, nel caso specifico quella della Mala Suerte, la nave di Mendoza. Rappresenta una donna bendata che regge una lanterna. Una contrapposizione evidente, data l’impossibilità di farsi luce, avendo gli occhi coperti. Si tratta di un richiamo alla dea bendata, o piuttosto, alla “sfortuna”, da cui prende il nome la nave stessa. Sul significato allegorico dell’immagine ci sono nel libro pareri diversi. Quello espresso da Yan Lo Sfregiato, per esempio, differisce da quello espresso da Jorge Ximenez. Per il primo è una rappresentazione dell’ingiustizia della fortuna che premia in maniera immeritata e casuale, per il secondo raffigura l’incapacità dell’uomo di trovare la retta via, perso in una indole troppo forte da poter sopraffare. Il lavoro del disegno l’ha fatto la bravissima Vanessa D’Ambrosio.

Ti va di regalarci qualche notizia sulla tua prossima pubblicazione? Nel quarto volume (La torre del ribelle) saranno svelati molti misteri che riguardano il segreto dell’isola. Ci saranno diversi approfondimenti su alcuni personaggi di cui si sapeva ben poco e ci sarà sia l’avventura che aveva caratterizzato il primo volume, che l’azione “piratesca” del terzo. In più, ho intenzione di inserire tra i personaggi due pirati realmente esistiti. Uno sarà una semplice apparizione mentre l’altro farà parte della storia in maniera molto attiva.

Condividi con noi una frase, che convinca anche il lettore più reticente ad acquistare il tuo libro… (un estratto di non più di 300 caratteri)

«Se vi dicessi che non sono ciò che sono? Che tutto quello che la gente crede che io sia in realtà è puro inganno? Forse, se vi mostrassi chi sono veramente, provereste un sincero e legittimo disgusto. Allora sì che vi rassegnereste, nella vostra ingenua ricerca di aureole sopra corna e forconi.» -Ludwig Van Hossell-

RINGRAZIAMO GABRIELE per questa favolosa intervista e  per averci concesso il suo tempo. Vi consigliamo vivamente di cercare la sua serie su Amazon e immergervi nelle avventure di Sid e nei misteri dell’isola! Io vi do appuntamento a venerdì prossimo con una doppia nuova intervista.

Vuoi partecipare anche tu al #venerdìintervista? Contattami mandandomi un messaggio privato, con una mail a martina_federica@hotmial.it (specifica nell’oggetto chi sei e cosa vuoi) o in un commento. il Mercoledì metterò l’anteprima del TUO romanzo e il venerdì l’intervista.

Pubblicato da lisoladiskyeblog

Blog Letterario che promuove e pubblicizza autori italiani di ogni genere nato nel 2015

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