Intervista #7 – Barbara Bolzan

Benvenuti e BENTORNATI Isolani nella rubrica del venerdì con le interviste ai nostri coraggiosi amici autori.

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Oggi torniamo con un nuovo appuntamento scoppiettante per fare quattro chiacchiere con una nostra speciale amica 😉 Perché per proseguire bene questo Febbraio d’amore ci siamo accaparrate un’intervista speciale per voi, da una delle nostre autrici che poco tempo fa abbiamo recensito e di cui vi abbiamo fatto l’anteprima… pronti?

BARBARA BOLZAN

Ciao Barbara, benvenuta sull’Isola di Skye. Grazie per averci dato l’occasione di conoscerti e porgerti qualche domanda. Ciao, grazie a voi per avermi concesso questo spazio e chiacchierare un pochino insieme! Iniziamo… 😉

Chi sei? Uhm, chi sono… Un nome-e-cognome che, da bambina, non mi piaceva affatto. Sono una foto venuta non benissimo sulla carta di identità. Una ragazza (non mi sento ancora una donna… forse, quel giorno non arriverà mai) con le scarpe da ginnastica ai piedi, che corre tutto il giorno e gran parte della sera per riuscire a far quadrare ogni cosa. Un tipino scarmigliato, alle prese con lavoro-famiglia-scrittura, che si augura, prima o poi, che qualcuno gli regali il dono dell’ubiquità.

Soprattutto, però, sono una persona follemente innamorata delle Parole e del loro Significato.

– Quando te lo si chiede tu dai una risposta standard. Se dovessi osare, che cosa risponderesti a noi? Sono una categoria dello spirito. Questa risposta racchiude molto del mio vero essere…

La tua paura più grande in questo momento qual è? Perdere ciò che rimane della mia famiglia.

Descrivi te stesso attraverso:

un colore: il nero

un profumo: quello dei campi bruciati dal sole

un fiore: l’ortica

un animale: una formichina

un luogo: Trieste

un libro: Il pendolo di Foucault

una canzone: The show must go on

Ti è mai capitato di attraversare un periodo in cui ti sentivi smarrita? Come hai fatto a superarlo? Sì, mi è capitato. Immagino capiti a tutti. Vago da un periodo di smarrimento all’altro, a dirla tutta! Conosci quel detto che dice “Se non riesci a uscire dal tunnel, arredalo“? Ecco. Dà abbastanza l’idea.

La tua vita reale, il tuo lavoro, i tuoi passatempi e la tua famiglia come influiscono sulla tua scrittura? Lo stato d’animo del momento influenza molto la scrittura. Sono solo all’inizio e so di avere ancora una lunghissima strada in salita, davanti a me. Ogni quid esterno può essermi d’aiuto: la stabilità della famiglia, gli spunti che la vita e il mondo riescono a regalarmi, il particolare timbro di voce di una persona incontrata per caso o una musica ascoltata alla radio. E le letture, naturalmente. Vivo immersa nei libri. Non potrei vivere, senza.

Chi ti sta intorno conosce questo tuo lato? Come si approcciano con la te scrittrice? Con rispetto, prima di tutto, ma anche con grande curiosità. Ci sono molti miti intorno all’essere scrittori (riguardanti soprattutto l’ispirazione che cade dal cielo)… Io mi diverto a sfatarli 😉 La scrittura è un processo lungo, delicato, costituito principalmente da applicazione, pratica, infinite letture, ricerche riguardanti il giusto tono e il giusto stile da utilizzare in quel particolare passaggio o momento. E memoria. Come scriveva qualche anno fa un’autrice di successo: Scrivere è un uso abnorme, quasi malato della memoria. Sono pienamente d’accordo.

Se potessi parlare con la te stessa del passato, quanto indietro andresti e cosa le diresti? Andrei parecchio indietro nel tempo, occhi negli occhi con quella che ero nell’adolescenza. Metterei le mani sulle spalle di quella ragazza, stringendole appena, per poi avvertirla sottovoce: “Attenta. Sei veramente sicura di quello che stai facendo? Ricorda, c’è un prezzo per tutto.”

Spesso nella scrittura c’è un’impronta che ci distingue dalla “massa”. Nella tua quale pensi sia? Spero sia la credibilità. Quando scrivo, anche quando invento di sana pianta, ricerco sempre la verità: anche se la storia si svolge in un altro tempo e in un altro spazio, quello che si racconta deve essere credibile. Chi legge deve ritrovarsi nelle vicende narrate. Deve sentirsi parte integrante di esse. Non si può mentire al lettore. Sto lavorando in questa direzione.

Quello che hai scritto fino a oggi, ha un filo conduttore? Cosa accomuna tutte le tue opere? Le relazioni famigliari sono molto presenti nei miei scritti. Il rapporto conflittuale tra fratelli è un tema che mi è molto caro (benché io sia figlia unica) e mi piace sviscerarlo e analizzarlo, rivoltandolo come un calzino.

Le protagoniste dei miei libri, inoltre, hanno tutte dei problemi con la Verità. Puoi ricercarla come scrittore, dopotutto, ma non è detto che i tuoi personaggi seguano questa linea di condotta…

Dopo aver pubblicato Fracture, che progetti hai? Ho la fortuna di essere editor per alcuni autori nei quali credo molto. Continuerò a seguire i loro lavori, adottandoli come se ne fossi la madrina, cercando di far emergere le potenzialità di ognuno.

A maggio, poi, uscirà Sacrifice (Rya Series, vol.II)… e posso dirti che già non vedo l’ora! Tengo tantissimo a questo secondo volume, per scrivere il quale ho dovuto compiere uno sforzo di immedesimazione considerevole, trasformando “le stelle nelle stalle”.

Ho inoltre in cantiere il seguito de Il furto dei Munch, il romanzo giallo uscito nel 2015 per La Corte Editore: è ormai ultimato, ma occorre ancora qualche rilettura.

Sto poi lasciando sedimentare le idee per un nuovo progetto. Sono ancora in fase di documentazione, raccogliendo materiale. Si tratta, questa volta, di un genere che non mi è mai capitato di affrontare prima, perciò… non posso ancora dire nulla!

Sei una lettrice? Quali generi prediligi? Sono una lettrice fondamentalmente onnivora, che diventa però alquanto settoriale quando si immerge in un nuovo progetto.

Di norma, però, sono attratta dai thriller psicologici e dai romanzi storici.

C’è un libro che rileggeresti mille volteIl conte di Montecristo

Ti viene chiesto di incoraggiare un autore a diventare self… cosa gli diresti? Provo grande invidia per gli autori self. Non ho mai provato a pubblicare da sola un libro, non saprei neppure da che parte cominciare! Quindi, quello che direi all’autore, è: “Leggi, correggi, rileggi cento volte ancora, poi buttati. Dopo, per piacere, puoi tornare da me e spiegarmi, con parole moolto semplici, come hai fatto?” [ti diamo noi un suggerimento… i self sono tutti pazzi]

Un argomento spinoso attuale è l’uso di uno pseudonimo per pubblicare un genere diverso. Tu lo faresti? Assolutamente sì, ma solo nel caso in cui la Casa Editrice mi ingabbiasse in un solo filone narrativo.

Hai trovato la leggendaria Lampada Magica. Quali sono i tuoi tre desideri? Tornare indietro nel tempo. Capacità di vendermi. Intelligenza.

Che rapporto hai con gli animali? Adoro gli animali. Se dovessi seguire la mia propensione, la mia casa sarebbe piena di gatti.

Adesso parliamo un po’ del tuo libro:

Titolo: Fracture

Seire: Rya, vol.I

Genere: Distopico (storico-fantastico)

Pagine: 262

Formato: ebook e cartaceo

Dove lo si può acquistare (links): https://www.amazon.it/Fracture-Rya-vol-Barbara-Bolzan-ebook/dp/B01N33NQL2/

Dicci in non più di dieci righe di cosa parla.

Fracture è la storia di una ragazza che corre verso il futuro, l’indipendenza e l’amore; ma è anche la storia di una famiglia, una banale tragedia distribuita su generazioni che hanno tentato di indorarla. È la storia, infine, di una spaccatura, di tutte le cose che non sono mai state dette. Quella che all’inizio può apparire solo come una fiaba (la principessa, il castello, il ribelle), si colora via via di tinte più fosche. E Rya, l’ingenua protagonista cresciuta in un mondo dorato, si troverà ad affrontare scelte di vita e difficoltà che cambieranno per sempre il suo carattere.

È una discesa, letteralmente, dalle stelle alle stalle.

È la risposta alle eterne domande: che cosa fare? Chi essere? Chi amare?

Com’è nata l’idea che ha dato vita a Fracture? Mi piace raccontare che la primissima idea sia nata al liceo. Seduta in prima fila, con la testa china sugli appunti, cercavo di seguire una lezione incentrata su un qualcosa di francamente poco interessante… e la mente ha iniziato a vagare. Era solamente un abbozzo di vicenda, nulla di più.

Col tempo, però, i personaggi hanno acquistato sempre più spessore, si sono arrogati una sorta di “diritto di urgenza”. Allora, ho cominciato a entrare davvero nel loro mondo.

Il mio amore per le letterature romanze -e per la filologia!- mi ha aiutata tantissimo. Per quanto il medioevo narrato in Fracture sia fittizio, sono immensamente debitrice, tra gli altri, a Jacques Le Goff e a Erich Köhler, per i loro saggi sulla sociologia del medioevo… e a Marcabru, un grandioso trobador vissuto intorno alla metà del 1100, per la visione della donna che emerge dalle sue satire.

Com’è nato il titolo? Da una tempesta di cervelli! Lo staff della Delrai Edizioni ha trascorso giorni e giorni a vagliare i titoli più adatti, a sfrondare liste di possibilità. Fracture ha sbaragliato la concorrenza… e mai titolo avrebbe potuto essere più azzeccato!

Perché la gente dovrebbe leggere il tuo libro e, come pensi che questa storia possa cambiare il mondo e le persone? I valori dei quali parlo nell’intera saga sono quelli che dovrebbero guidare la vita di chiunque. I miei personaggi, però, non sono pienamente positivi. Anzi. Rya cresce e impara dai propri sbagli… che sono molti. Se davanti a lei si biforcano due strade, è quasi certo che la fanciulla prenderà quella peggiore. Questo, perché nessuno, prima di allora, l’ha mai portata a pensare con la propria testa, a considerarsi un individuo. Parlo del rapporto tra sorelle, un rapporto di dipendenza quasi morbosa. E della costante ricerca di affermazione. È un libro su come diventare grandi, perdendo prima tutto quanto.

Quanto passato sei disposto a sopportare, per arrivare a capire chi sei e cosa vuoi?

È il tuo libro di esordio o hai già pubblicato qualcos’altro? Ho pubblicato il primo volume nel 2004, per conto di AICE (Associazione Italiana contro le Epilessie): Sulle Scale, un romanzo a sostrato medico, presentato all’Università Statale di Milano nel corso di un Convegno Internazionale di neurologia e uscito con la prefazione di Ezio Raimondi (italianista e Accademico dei Lincei). Sulle Scale mi è poi servito da base per la stesura de L’età più bella (Butterfly Edizioni, Correggio, 2014). Nel 2006, in seguito alla vittoria di un premio letterario internazionale, è uscito Il sasso nello stagno (ProspettivaEditrice, Roma), un romanzo sul conflittuale rapporto padre-figlia, nel quale la narrativa prende a braccetto gli studi filologici e linguistici. Con La Corte Editore, nel 2015, ho pubblicato Il furto dei Munch, un giallo basato sul reale furto delle tele de L’Urlo e de La Madonna dal Museo di Oslo.

Perché proprio il genere distopico? In genere, non penso mai al genere di appartenenza dei miei scritti. Non sono una scrittrice seriale, non seguo una sola tipologia di narrazione. Ho sempre ritenuto Fracture uno storico-fantastico (scevro di elementi magici). In effetti, però, la distopia mette in luce un universo negativo, in lotta, nel quale la società e le persone si vestono di oscurità per rompere il sistema. Ci siamo! È esattamente il mondo che racconto attraverso gli occhi di Rya.

Il personaggio principale di Fracture è? È un essere umano o una creatura fantastica? Descrivicelo con 3 aggettivi. Rya è assolutamente una persona reale! Innocente. Bugiarda. Persa.

Durante la trama è consuetudine che il protagonista evolva. Se lo fa, in che modo avviene? Rya evolve, senza dubbio. Cambia modo di pensare e di agire. La sua crescita, però, avviene attraverso errori e scelte sbagliate. Come dice lei stessa, nell’incipit:

Credo che, a condurmi qui, sia stata la mia incapacità di lasciare che il destino seguisse una strada già tracciata in precedenza. Il lusso di sbagliare mi è stato concesso. Diciamo pure che me lo sono accaparrato a viva forza, e non senza danno. Più volte. A differenza di Alsisia che, in vita sua, ha commesso un solo errore. Ma è stato sufficiente.”

Vive una storia d’amore? Rya finisce con l’innamorarsi, sì, ma in Fracture non c’è ancora una vera e propria storia romantica. L’amore, quello che tanto va di moda oggi, non è molto nelle mie corde…

Se una mattina lui/lei si svegliasse del sesso opposto quale sarebbe la prima cosa che farebbe? Una giovane donna, in pieno medioevo (per quanto fantastico), che dovesse svegliarsi maschio!? Sai che questa è una domanda eccezionale? Cosa farebbe, Rya…?

Si stupirebbe, per prima cosa. Poi, correrebbe subito a dirlo ad Alsisia (la sua meravigliosa sorella maggiore, alla quale Rya è legata da un rapporto di dipendenza morbosa).

Se si svegliasse animale (o se è un animale se si svegliasse uomo) cosa sarebbe e come reagirebbe? Se si svegliasse gatto, soffierebbe e graffierebbe subito la prima mano che si tendesse verso di lei. Se si svegliasse uccello, tenterebbe di spiccare il volo… ma, essendo nato e cresciuto in una gabbia, cadrebbe.

Quale sarebbe la prima cosa che ti direbbe se vi incontraste faccia a faccia? “Barbara… ma ti rendi conto di cosa mi hai fatto passare?!”

Perché hai scelto di ambientare la tua storia proprio a Temarin, a Mejixana, in viaggio, in Idrethia? Sono diversi i luoghi toccati in Fracture, trattandosi di un viaggio. Volevo dare l’idea del cambiamento, non solo personale ma anche geografico. La città, il bosco, le radure e, infine, una nuova, grande, potente città. I luoghi cambiano le persone, te ne sei mai resa conto?

Secondo te, parlando di libri fantasy, quando incide la creazione di un mondo nuovo in una storia? La creazione di un mondo nuovo è la base imprescindibile per la stesura di un fantasy! Le situazioni narrate, i personaggi, le diverse creature: tutto contribuisce a creare la giusta atmosfera. Non sono una fanatica di Tolkien, ma Marion Zimmer Bradley è stata in passato una delle mie guide!

Oltre a scrivere Fracture, ti sei cimentata nella promozione da sola? Hai fatto il book trailer, delle immagini con degli estratti, delle card o un blog tour? Lo staff della Delrai Edizioni mi ha sostenuto nella promozione e per me, totalmente estranea a questo mondo, è stato davvero un dono del cielo! Catnip Design (se non conoscete i suoi lavori, andate a scoprirli!) ha creato la copertina, regalando un meraviglioso inferno autunnale alla mia Rya; Valentina Mears, dell’ufficio stampa (un guru per quanto riguarda la comunicazione) ha creato il booktrailer. L’intero staff della casa editrice e le altre autrici mi hanno aiutata con card e materiale promozionale… Insomma, mi hanno piazzata sui blocchi di partenza. Non so come avrei fatto, senza tutto questo alle spalle!

Se ti venisse offerto un servizio di promozione del tuo libro, cosa vorresti che fosse? Esattamente quello che ho ricevuto! In più, il clima che si respira in casa editrice è molto famigliare. Siamo davvero un gruppo affiatato.

Oltre alla te scrittrice c’è un’altra forma d’arte che ti ispira? Suoni, dipingi…? Sono una fanatica dell’Arte in ogni sua forma. Sono cresciuta in una casa piena di libri, mia madre era una grandissima lettrice e devo a lei la passione per la Parola. Mio padre, invece, ha sempre suonato fisarmonica e pianoforte, e a lui devo invece l’amore per la musica… e per il disegno. Quando scrivo, ho l’abitudine di creare schizzi dei personaggi e dei luoghi, per “entrare visivamente” nella storia. Creo una sorta di storyboard, insomma. Quando svesto i panni della scribacchina, realizzo biglietti su commissione, di solito a china, e poster che chiamo Dies Irae. Ti va di vedere due piccoli esempi?

 

Hai un blog? Se sì ti va di dirci dove e di cosa tratta? I lettori possono seguirmi su La vetrina della Bolzan http://lavetrinadellabolzan.blogspot.it/, un piccolo blog nel quale condivido pubblicazioni, rassegna stampa, emozioni e pensieri.

Sei una rilettrice di bozze/editor/revisore? Sono affetta dal Morbo della Revisione! Forse è stato questo a portarmi, anni fa, a diventare editor. Leggo, correggo, rileggo ancora, lascio sedimentare, riprendo in mano il testo, affronto un’altra rilettura, poi un’altra ancora… fino a quando non mi viene fatto notare: “Uè, guarda che domani si va in stampa, eh…“.

Quanto ti sei fatta aiutare da chi ti circondava per vedere realizzato FractureFracture non sarebbe mai diventato quello che è, se non avessi avuto lo staff Delrai alle mie spalle! Io posso anche scrivere venti romanzi, ma quando si tratta di promuoverli e farli conoscere, divento analfabeta e timidissima. Credo nel mio lavoro, è la strada che ho scelto… ma non sono brava a vendermi.

E-book o Cartaceo? D’istinto, ti risponderei cartaceo. Le esigenze dei lettori, però, oggi sono diverse da quelle che potevano essere anche solo dieci anni fa. Entrambi, quindi.

Su cosa sei solita scrivere? Non ho un luogo preferito o un supporto che prediligo. Carta e matita, pc, casa, ufficio: quando capita l’idea giusta, è da cogliere al volo. Poco importa che tu sia seduta comodamente in poltrona, ingobbita sulla scrivania, in aereo o in una casetta in mezzo ai boschi (magari!). Cogli l’attimo, cogli l’idea, perché non puoi sapere se ti si ripresenterà e sotto quale forma.

Hai qualche rito particolare che fai prima di iniziare a scrivere, ad esempio ascolti della musica? No, non credo di seguire riti particolari, se si eccettua tutta la parte di ricerca… che però dura mesi e non è propriamente un rito, quanto una sorta di droga :).

Cerco però di avere sempre sottomano le mie valanghe di appunti, questo sì. Possiedo un dossier carico di citazioni, rimandi, indici analitici… È la mia piccola biblioteca privata, la summa di tutto ciò che sa come accendere in me la scintilla.

Come è nata la cover? Avevo fatto qualche schizzo: una ragazza, di spalle, che si addentra in un bosco. Quella era la mia visione di Rya, l’inizio della storia, l’inizio del viaggio. Malia Delrai, Direttrice Editoriale della Delrai Edizioni, e Catnip Design, l’eccezionale grafica che ha poi realizzato la copertina, hanno preso quella semplice, abbozzata idea, e hanno realizzato la cover che oggi potete ammirare.

Ti va di regalarci qualche notizia sulla tua prossima pubblicazione? Il 6 maggio uscirà Sacrifice, il seguito di Fracture. Non è stato facile scrivere questo secondo volume della saga: l’argomento e i temi trattati sono complessi e crudi, la storia iniziale perde la vaga connotazione fiabesca e, pur restando una vicenda ad ambientazione medioevale, diventa estremamente attuale. Lascio per un momento a Rya la parola…

È un capitolo della mia vita che non rinnego, ma del quale comunque non vado fiera. A mia discolpa (io sono bravissima a trovare vie di fuga e discolpe) c’è da dire che non avevo altra scelta.

O meglio: un’altra scelta poteva anche essere possibile… ma non mi sarei sentita a posto con la coscienza, se l’avessi abbracciata.

E così, sono andata a fondo. Non mi sono limitata a guardare negli occhi la miseria, i soprusi, la vergogna. Ne sono divenuta parte integrante.

Per Nemi.

Condividi con noi una frase, che convinca anche il lettore più reticente ad acquistare il tuo libro….

Alsisia dice sempre che, in un mondo dove sono gli altri a decidere per noi, è ben raro che ci sia concesso il lusso di sbagliare.

È indicativamente vero. Se non altro, è stato vero per lei.

Vorrei aggiungere: gli altri possono anche decidere per noi, ma non manovrano del tutto le nostre esistenze.

E questo è stato vero per me.

Grazie ancora per questo spazio nel vostro blog! Mi auguro che la storia di Rya vi abbia incuriositi, e spero di incontrarvi presto tra le pagine di FRACTURE!

 

 

ANCHE PER QUESTA VOLTA ABBIAMO FINITO, GRAZIE INFINITE A BARBARA DI AVERCI CONCESSO IL TUO TEMPO E AVERCI RACCONTATO UN PO’ DI SE’. SE ANCHE VOI SIETE INTERESSATI AD ESSERE INTERVISTATI DALL’ISOLA, CONTATTATECI O SCRIVETECI SU FB. VENERDI’ PROSSIMO POTREBBE ESSERE IL VOSTRO TURNO

Pubblicato da lisoladiskyeblog

Blog Letterario che promuove e pubblicizza autori italiani di ogni genere nato nel 2015