INTERVISTA #36 – VALENTINO EUGENI

#VenerdìIntervista #Intervista #Venerdì #LeggiamoItaliano #SkyeConsiglia #NoiSosteniamoTuttiGliAutori

Bentornati amici e amiche al venerdì in cui sfidiamo voi autori a mettervi in gioco con le nostre domande. Questa volta tocca a un nuovissimo amico che sta partecipando al crowdfinding di book a book. 😉

VALENTINO EUGENI

 

Ciao Valentino, benvenuto sull’isola di Skye. Grazie per averci dato l’occasione di conoscerti e porgerti qualche domanda.

Grazie a voi e complimenti per la trasmissione. Vengo dagli anni ottanta, all’epoca si usava così! 😀

Iniziamo dalle domande di rito…

– Chi sei? Valentino Eugeni, marchigiano, 1975. Numero di matricola 50005. Ex programmatore di videogiochi, narratore del fantastico.

– Quando te lo si chiede tu dai una risposta standard. Se dovessi osare, che cosa risponderesti a noi? Sono uno che si infilerebbe in una camera di deprivazione sensoriale per vedere i mostri partoriti dal sonno della ragione. Sono un viaggiatore dissociato del corpo e della mente, uno che sbircia negli angoli bui sperando di cogliere la realtà dietro la realtà.

– La tua paura più grande in questo momento qual è? Scoprire troppo tardi che avrei potuto visitare altre dimensioni. Lo so che sembra una frase ad effetto ma è l’unica cosa di cui ho paura. Ogni altro evento è previsto dal grande libro della vita e va accettato con serenità.

– Descrivi te stesso attraverso:

un colore: Nero. In quanto colore che assorbe tutta la luce, in quanto colore della dedizione totale.

un profumo: Non so se è un profumo ma direi incenso alla rosa.

un fiore: Il cardo di montagna. E’ forte, è viola ed è spinoso. Un fiore del quale ammiri la forza.

un animale: Il gatto. (Ho un gatto tatuato sull’avambraccio sinistro, è il mio animale totem).

un luogo: La foresta vergine slovena.

un libro: Uno solo? Il pendolo di Foucault… no Imagica… no Abissi d’acciaio…

una canzone: Fruhling im Paris dei Rammstein

– Ti è mai capitato di attraversare un periodo in cui ti sentivi smarrito? Come hai fatto a superarlo? Sì, capita, soprattutto quando sono sopraffatto dalla modestia. Si è convinti che sia la superbia ad essere un difetto (e lo è per molti versi), ma anche l’eccessiva modestia, quando scade nell’insicurezza, mi rende completamente vulnerabile e vuoto. Per superare questi momenti di “inutilità di vivere” smetto di cercare e comincio a osservare i dettagli delle cose, i rumori, il modo in cui la gente si muove, e questo mi sincronizza con l’universo, mi colloca nel mondo e a quel punto, ritrovata la dignità, torna anche la voglia di creare.

– La tua vita reale, il tuo lavoro, i tuoi passatemi e la tua famiglia come influiscono sulla tua scrittura?  “Reale? Dammi una definizione di reale…”

La mia vita reale e le vite che immagino sono, in pratica, la stessa cosa. (Ok, ok, altra frase ad effetto… ma non è così.) La vita che vivo quotidianamente è intrecciata a filo doppio con quello che immagino. Persone che incontro per “davvero” diventano personaggi, eventi della mia vita diventano storie, gli argomenti di cui mi appassiono, le notizie che mi capitano sott’occhio, tutto è parte della super realtà nella quale esisto. Questo deve essere il motivo per il quale non sono capace di orientarmi nemmeno nel vialetto sotto casa mia, e perché non ricordo il tempo che passa, ma non mi lamento, è una bella realtà.

– Chi ti sta intorno conosce questo tuo lato? Come si approcciano con la te scrittore? Chi mi conosce bene sa quanto io sia “con la testa tra le nuvole” più di quanto io sia “scrittore”. Io stesso, per la succitata modestia molesta, spesso tralascio di parlare di questo aspetto di me. Lascio entrare solo chi mi è davvero vicino, e lo sfortunato si becca i miei sproloqui filosofico narrativi.

– Se potessi parlare con il te stesso del passato, quanto indietro andresti e cosa gli diresti? Tornerei indietro di almeno una ventina d’anni e gli direi: “Ricorda, è tutto un fottuto scherzo.”

– Spesso nella scrittura c’è un’impronta che ci distingue dalla “massa”. Nella tua quale pensi sia? La narrazione per immagini frammentate. Detto questo, sono certo, nessuno avrà più voglia di leggermi. A mio avviso una storia è tanto più bella quanto sa essere intrigante, e una storia intrigante è ricca di rimandi, di ambiguità, di cose non dette e scoperte attraverso indizi. Il mio modo di raccontare (stavo per dire “stile narrativo” ma suona troppo informale) segue un po’ la mia personalità: articolata, curiosa ed enigmistica. (Non enigmatica, l’ho detto di proposito, perché mi piace “risolvere misteri”.)

– Quello che hai scritto fino a oggi, ha un filo conduttore? Cosa accomuna tutte le tue opere? In primo luogo il concetto di “realtà dietro la realtà”. Le storie che scrivo sono spesso ambientate nel “mondo di oggi” ma con un elemento di fantasia nascosto, un elemento che gli stessi protagonisti spesso non conoscono. In secondo luogo direi: la bestia interiore, il contatto con la parte più intima e animale di sé stessi.

– Dopo aver pubblicato, che progetti hai? Una mini serie di sei puntate su Netflix! (Scherzo, anche se non troppo. Sono un sognatore, lasciatemi sognare…) Dopo aver pubblicato, vorrei continuare a farlo. Vorrei sapere che là fuori c’è qualcuno a cui le mie storie piacciono. Non mi serve molto di più.

– Sei un lettore? Quali generi prediligi? Sono un lettore non accanito quanto vorrei, ma pur sempre un buon lettore. Sono lento, perché recito ogni battuta nella mia testa come se la leggessi ad alta voce, e sono eclettico, spazio da ogni genere a ogni tipologia, possibilmente in ambito immaginifico e surreale. Non disdegno la saggistica, quando parla di mitologia, di fisica o di filosofie orientali. Sono un lettore molto molto selettivo però, molto schizzinoso, non mi accontento “del thriller”, voglio “il thriller”. Non mi accontento della “fantascienza”, voglio “la grande fantascienza”, e quando si parla di “fantasy”, beh, lì divento davvero intrattabile!

– C’è un libro che rileggeresti mille volte? Il “Pendolo” del compianto Eco è stato riletto almeno quattro volte, per il resto direi di no.

– Ti viene chiesto di incoraggiare un autore a diventare self… cosa gli diresti? Self? Selfie? Basta un cellulare, non ti servo io. Self confident? Guardati allo specchio e guardati negli occhi, se sostieni il tuo sguardo hai tutta la sicurezza che ti serve. Self publishing? Fallo solo se ti diverte davvero. Per il resto non ho capito la domanda… ^_^

– Un argomento spinoso attuale è l’uso di uno pseudonimo per pubblicare un genere diverso. Tu lo faresti? Ci ho pensato molto spesso perché non amo il mio nome. Ci sono autori che nascono con il nome da scrittore, altri, come me, che hanno il nome da “chi è ‘sto tizio?”. Poi ho deciso di non usarlo, probabilmente perché sono vanitoso e spero che un giorno una impiegata comunale mi dica: “Ma lei è quell’Eugeni?” Però se dovessi sceglierne uno lo sceglierei che suoni slavo, tipo Evgenij. Ma ho schivato la domanda: no, non lo userei. Un autore è un autore, non il suo genere e se è capace di scrivere più genere ben venga. Se lo fa per soldi, che buon pro gli faccia, come si suol dire.

– Hai trovato la leggendaria Lampada Magica. Quali sono i tuoi tre desideri? Userei il primo desiderio per il mondo: “Che la gente smetta di essere egoista.” (E con questo  risolverei: la pace, la carestia, le violenze e lo sfruttamento ambientale…) Il secondo desiderio per me: “Voglio conoscere i segreti dell’universo.” Il terzo desiderio per il genio: “Tieni amico, a me non serve, usala per te.”

– Che rapporto hai con gli animali? Sono un animale. Sono animalista e sono vegano (che non è una religione anche se c’è gente convinta di questa cosa). Vivo in una colonia felina: i gatti in casa mia sono in numero superiore a quelli che pagano le bollette. Devo dire altro?

 

Adesso parliamo un po’ del tuo libro…

Titolo: La morte velata.

Genere: Thriller fantastico esoterico torinese.

Pagine: più di trecento.

Dove lo si può acquistare (links): Attualmente è un crowdfunding su BookABook, quindi se lo vuoi acquistare, prima lo devi preacquistare e farmi raggiungere l’obiettivo.

Trovi tutto qui: www.bookabook.it/prodotti/la-morte-velata

– Dicci in non più di dieci righe di cosa parla.

Il mondo dei vivi e quello dei morti si sono fusi da più di trecento anni, e il cielo della città di Torino è perennemente uggioso. Gli spiriti appaiono nei vicoli bui, negli scantinati e nelle sale vuote degli ospedali. E la gente ha imparato a convivere con la coscienza della morte, eppure  commettono crimini in continuazione, usando arti che non si dovrebbero conoscere. Per questo esiste il Dipartimento di Investigazioni Esoteriche di Torino.

Sembrava solo l’ennesimo morto, ma non lo era.

Non lo era affatto.

– Com’è nata l’idea che ha dato vita a  LA MORTE VELATA? Guardavo un telefilm sui carabinieri e mi sono detto: chissà come potrebbe essere un thriller esoterico italiano? E poi mi sono chiesto: se esite il R.I.S. esisterebbe anche un reparto apposito? E il resto è venuto da sé.

– Com’è nato il titolo? Ambiguità, decisamente il mio peccato preferito. Pensavo alle statue dei cimiteri e pensavo a come avrei potuto descriverle con pochissime parole. Ma la morte velata è anche altro, che non vi dirò, perché il libro non è ancora uscito, non possono esserci già in giro degli spoiler? No?

– Perché la gente dovrebbe leggere il tuo libro e, come pensi che questa storia possa cambiare il mondo e le persone? Perché è appassionante, è originale, è colma di spunti di riflessione. Cambiare il mondo forse è un obiettivo troppo grande, di certo può cambiare il modo in cui il lettore vede l’universo. E’ una sorta di koan della filosofia Zen, nascosto tra le righe di un romanzo “giallo”.

– È il tuo libro di esordio o hai già pubblicato qualcos’altro? E’ il mio secondo romanzo, e non è l’ultimo. Il mio primo romanzo si intitola “La voce di Nero” edito da Montecovello. Poi ho auto pubblicato alcuni racconti dark fantasy in e-book su amazon, e tutta una serie di racconti brevi in varie antologie ad esempio: Macchine,  Time Machine, Tenebrae.

– Perché proprio il genere thriller fantastico esoterico torinese? Perché detesto i generi. Non ho idea di che genere affibbiare alle mie storie e quando lo chiedo in giro mi danno sempre risposte diverse che vanno dal noir, allo urban fantasy, al thriller, al bizzarro e così via. Capisco che classificare un romanzo abbia la sua utilità, davvero, ma non saprei dire. Mi piace l’immaginazione e sono convinto che una storia, con o senza fantasmi e coboldi, possa dare molto al lettore. L’importante è che questi non snobbi immediatamente un’opera solo perché un editore non aveva etichetta migliore da appiccicargli di “fantastico”.

– Il personaggio principale di LA MORTE VELATA è ? È un essere umano o una creatura fantastica? Descrivicelo con 3 aggettivi.

Il personaggio principale del romanzo, in realtà, non esiste. Il romanzo ruota intorno alle vicende dei membri della squadra che sono quattro: il commissario  Sergio Gregori, l’ispettore Kwame Solìs, il vice ispettore Petra Piasecki, e gli agenti Sandro Verri ed Erika Farnese. Se devo scegliere tre parole per descriverli tutti dico: testardi, travolti ed umani.

– Durante la trama di consuetudine che il protagonista evolva. Se lo fa, in che modo avviene? Tremendo, inarrestabile e involontario. I protagonisti hanno a che fare con qualcosa di talmente più grande di loro, e così dannatamente chirurgico nell’andare a slabbrare le ferite del loro passato, che sono costretti ad avanzare in loro stessi come colpiti alla schiena da un’onda di piena.

– Vive una storia d’amore? Più di una e dei tipi più diversi: c’è chi ha avuto una relazione “pericolosa”, chi voleva un figlio, chi una sorella da accudire, chi una madre che fa di tutto per essere odiata.

– Se una mattina lui/lei si svegliasse del sesso opposto quale sarebbe la prima cosa che farebbe? Sandro Verri: “Un’altra giornata di merda…”

Erika Farnese: “Sarai contenta adesso mamma!”

Petra Piasecki: impreca in polacco.

Kwame Solìs: rimane immobile a fissare lo specchio per almeno venti minuti.

Sergio Gregori: “Cazzo.”

– Se si svegliasse animale (o se è un animale se si svegliasse uomo) cosa sarebbe e come reagirebbe? Sandro Verri sarebbe un segugio, correrebbe in strada ad annusare i lampioni.

Erika Farnese sarebbe una tigre fuggita da un circo e cercherebbe rifugio lontano.

Petra Piasecki sarebbe un passerotto e comincerebbe a costruire un nido.

Kwame Solìs sarebbe una pantera e uscirebbe solo di notte.

Sergio Gregori sarebbe un pitbull, un vecchio pitbull e siederebbe sulla porta di casa.

– Quale sarebbe la prima cosa che ti direbbe se vi incontraste faccia a faccia? Sandro Verri: “Togli questa maledetta pioggia!”

Erika Farnese: “Ti sei divertito a descrivermi nuda vero?! Porco!”

Petra Piasecki: “Grazie di tutto, cioè, non proprio di tutto.”

Kwame Solìs: “Sono propenso a credere che tu non esista.”

Sergio Gregori: “Ti spiace se ti dico due parole in privato?”

– Perché hai scelto di ambientare la tua storia proprio a Torino? E dove se no? Vertice dei triangoli nero e bianco della magia, città dalla tradizione alchemica centenaria, epicentro dell’attività esoterica europea. Mi pare abbastanza.

– Secondo te, parlando di libri fantasy, quando incide la creazione di un mondo nuovo in una storia? Per quanto mi riguarda è tutto. Se l’autore di un fantasy, lo intendo all’italiana ovvero fantasy epico-eroico, non si prende la briga di usare la sua immaginazione ma scrive una specie di Signore degli Anelli remix, di cosa stiamo parlando? Le vicende che possono avvenire in un romanzo, qualsiasi esso sia, sono in numero finito. Parliamo di vicende “umane” in ogni caso, e quindi sono le stesse in qualsiasi opera: amare, odiare, combattere, morire, tradire, e così via. Se vogliamo creare qualcosa di nuovo dobbiamo agire sulla bellezza dei personaggi e sulla loro profondità, e sul mondo nel quale essi vivono, nella società in cui vivono. Se gli elfi sono alti e belli, i nani bassi e spacconi, i paladini lucenti, i maghi cattivi, i ladri simpatici, i castelli turriti, i draghi volanti, beh, ecco, parliamo di fan fiction, non di fantasy.

– Oltre a scrivere, ti sei cimentato nella promozione da solo? Hai fatto il book trailer, delle immagini con degli estratti, delle card o un blog tour? Sono uno smanettone che, nel corso della sua lunga vita, ha sbattuto il muso con Photoshop. Sì ho fatto di tutto e di più. Book trailer su youtube, video letture, chiacchiere in macchina.

– Se ti venisse offerto un servizio di promozione del tuo libro, cosa vorresti che fosse? Non ne ho la più pallida, evanescente, idea.

– Oltre alla te scrittore c’è un’altra forma d’arte che ti ispira? Suoni, dipingi…? Programmare videogiochi per android e non finirli mai conta?

– Hai un blog? Se sì ti va di dirci dove e di cosa tratta? Ho un blog, si chiama www.valentinoeugeni.it, e tratta di quello che scrivo e di varie riflessioni che  mi passano per la testa.

– Sei un rilettore di bozze/editor/revisore? Solo per amici e amiche.

– Quanto ti sei fatto aiutare da chi ti circondava per vedere realizzato LA MORTE VELATA? Colgo l’occasione per ringraziare la mia compagna che si è sorbita innumerevoli narrazioni sconclusionate di come la storia avrebbe dovuto evolversi. Senza di lei, probabilmente, il romanzo non esisterebbe.

– E-book o Cartaceo? E-book e cartaceo e anche tavoletta di cera per quanto mi riguarda.

– Su cosa sei solito scrivere? Word. Io non ho più scritto a mano da quando avevo otto anni e non so scrivere in corsivo.

– Hai qualche rito particolare che fai prima di iniziare a scrivere, ad esempio ascolti della musica? Non prima, durante, e cambio brano a seconda del mood di quello che vado a scrivere.

– Come è nata la cover? Non è ancora nata, ma coltivo una segreta speranza.

– Ti va di regalarci qualche notizia sulla tua prossima pubblicazione? Sarebbe ancora un segreto ma sì: è una quadrilogia con protagonista un elementalista assassino in cerca di redenzione che avrà a che fare con gli dei in una ambientazione “fantasy ottocentesca”. Il primo romanzo è già completato e, pare, anche “piazzato”, ma non ditelo ancora a nessuno. 😉

– Condividi con noi una frase, che convinca anche il lettore più reticente ad acquistare il tuo libro….

“Kwame deglutisce, avvicina le dita martoriate alla spalliera della sedia di legno, la sposta piano, si siede. E’ esausto, il cuore gli si è fermato nel petto, e le voci mute dei fantasmi continuano a chiamarlo, ma cerca di ignorarle: un solo passo falso, uno solo, e l’essere che ha davanti può compiere l’inimmaginabile.”

 

 

Pubblicato da lisoladiskyeblog

Blog Letterario che promuove e pubblicizza autori italiani di ogni genere nato nel 2015