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Bentornati amici e amiche al venerdì in cui sfidiamo voi autori a mettervi in gioco con le nostre domande. Questa volta tocca a un nostro speciale nuovo amico 😉
DANIEL DI BENEDETTO
Ciao Daniel, benvenuto sull’isola di Skye. Grazie per averci dato l’occasione di conoscerti e porgerti qualche domanda. Iniziamo…
– Chi sei?– Mi chiamo Daniel Di Benedetto
–Quando te lo si chiede tu dai una risposta standard. Se dovessi osare, che cosa risponderesti a noi? Sono una persona che non si accontenta di apparire ma vuole essere. E per farlo, ho provato la strada più difficile. Scrivere.
– La tua paura più grande in questo momento qual è? Non fare in tempo… in generale…
– Descrivi te stesso attraverso:
un colore: azzurro
un profumo: quello della pioggia
un fiore: una primula
un animale: gatto, o comunque un felino
un luogo: montagna, ovunque
un libro: Jack Frusciante è uscito dal gruppo
una canzone: Ho perso le parole
–Ti è mai capitato di attraversare un periodo in cui ti sentivi smarrito? Come hai fatto a superarlo? Ci sono stati e ci sono tuttora momenti di difficoltà. Esaurimento nervoso. Paura di uscire di casa. Si supera convincendosi di valere molto di più se non ci si isola e si combatte.
– La tua vita reale, il tuo lavoro, i tuoi passatemi e la tua famiglia come influiscono sulla tua scrittura? Mi lasciano pochissimo tempo, sommato alla mia pigrizia e al mio essere ipercritico tutto ciò non aiuta
– Chi ti sta intorno conosce questo tuo lato? Come si approcciano con il te scrittore? Cercano di lasciarmi perdere
– Se potessi parlare con il te stesso del passato, quanto indietro andresti e cosa gli diresti? “Non è colpa tua… non puoi controllare tutto. Prova a essere felice”
– Spesso nella scrittura c’è un’impronta che ci distingue dalla “massa”. Nella tua quale pensi sia? Il cercare di entrare nella psicologia dei personaggi e raccontarli attraverso le loro emozioni prima ancora che attraverso i fatti
– Quello che hai scritto fino a oggi, ha un filo conduttore? Cosa accomuna tutte le tue opere? Il senso della scelta. Compiuta o meno, implica un processo di azione/reazione del tipo “Cosa sarebbe successo se…”
– Dopo aver pubblicato, che progetti hai? Altre storie… prima o poi.
– Sei un lettore? Quali generi prediligi? Lettore di gialli, polizieschi e di tutto ciò mi possa regalare un’emozione.
– C’è un libro che rileggeresti mille volte? Io Uccido di Faletti e tutti i libri di Manzini riguardanti Rocco Schiavone
– Ti viene chiesto di incoraggiare un autore a diventare self… cosa gli diresti? Devi farti un culo a capanna e pensare a tutto… ma se ritieni la storia sia valida e ne valga davvero la pena, buttati.
– Un argomento spinoso attuale è l’uso di uno pseudonimo per pubblicare un genere diverso. Tu lo faresti? No.
– Hai trovato la leggendaria Lampada Magica. Quali sono i tuoi tre desideri? Salute per mia figlia. Serenità per le persone a me più care. E Inter in serie B (mi è scappata…)
– Che rapporto hai con gli animali? Con la mia gatta ottimo…
Adesso parliamo un po’ del tuo libro…
Titolo: Waiting
Genere: narrativa emozionale
Pagine: 125
Formato: digitale e cartaceo
Dove lo si può acquistare (links): www.dark-zone.it; https://www.amazon.it/dp/B072PTLM8J/
–Dicci in non più di dieci righe di cosa parla.
Tutti siamo in perenne attesa. Qualcosa che potrebbe accadere. Qualcuno che deve arrivare o partire, magari per sempre.
Una vecchia panchina di legno, all’ombra della grande quercia in un parco comunale, è il palcoscenico delle storie che si muovono capitolo dopo capitolo.
Un susseguirsi di personaggi che si incontrano, si sfiorano, si sfuggono, rappresentano le varie fasi della vita e le diverse sfumature dell’attesa.
Una storia dall’andamento circolare, che si svolge nell’arco temporale di una settimana e che vede il suo inizio e la sua fine tratteggiati dagli stessi occhi innocenti, quelli di una bambina in attesa del ritorno del padre.
Un sorriso, una carezza, un’assenza, un dolore. C’è spazio per ogni emozione, seduti giorno dopo giorno su quella panchina.
Oggi verso il domani, semplicemente aspettando…
– Com’è nata l’idea che ha dato vita a Waiting? Dall’idea dell’aspettare. Tutti aspettano, sempre. Anche quando non lo si ammette
– Com’è nato il titolo? Semplicemente ragionando sull’attesa, ma non ho voluto scrivere Aspettando, non mi suonava altrettanto bene
– Perché la gente dovrebbe leggere il tuo libro e, come pensi che questa storia possa cambiare il mondo e le persone? Non cambierà nulla e nessuno. E’ un libro, è una storia e in quanto tale va presa e “vissuta” così com’è… semplice e diretta… immergendosi nelle pagine che possono trattare di ciascuno di noi
– È il tuo libro di esordio o hai già pubblicato qualcos’altro? Con a DarkZone edizioni è il secondo libro, il primo è un noir breve dal titolo Per Non Perderti. Inoltre ho scritto una raccolta di racconti in self dal titolo Petali di Spine e una silloge poetica con la splendida autrice marchigiana Eleonora Monti, dal titolo Segreti oltre lo specchio
– Perché proprio il genere narrativa emozionale? le storie si narrano… sono fatte per essere raccontate…
– Il personaggio principale di Waiting è ? È un essere umano o una creatura fantastica? Descrivicelo con 3 aggettivi. Non ci sono personaggi principali nei miei libri, amo le storie corali…e Waiting non fa distinzione. C’è un personaggio che torna più volte. Una bambina, Giulia, che attende il ritorno del padre.
– Durante la trama di consuetudine che il protagonista evolva. Se lo fa, in che modo avviene? Avviene contestualizzando l’attesa in un percorso di crescita personale
– Vive una storia d’amore? L’amore genitori/figli di norma è molto importante
– Se una mattina lui/lei si svegliasse del sesso opposto quale sarebbe la prima cosa che farebbe? mah
– Se si svegliasse animale (o se è un animale se si svegliasse uomo) cosa sarebbe e come reagirebbe? Sarebbe il gatto Rufus
– Quale sarebbe la prima cosa che ti direbbe se vi incontraste faccia a faccia? Ciao, tu sorridi come il mio papà
– Perché hai scelto di ambientare la tua storia proprio in un parco? Ho ambientato la mia storia in un parco comunale, senza dare troppe connotazioni. Ognuno di noi ha un posto proprio dove immaginare la presenza della panchina all’ombra della quercia
– Oltre a scrivere, ti sei cimentato nella promozione da solo? Hai fatto il book trailer, delle immagini con degli estratti, delle card o un blog tour? Immagini con estratti, cards…
– Se ti venisse offerto un servizio di promozione del tuo libro, cosa vorresti che fosse? La mia casa editrice si occupa di tutto
– Oltre alla te scrittrice c’è un’altra forma d’arte che ti ispira? Suoni, dipingi…? Gioco a pallone
– Hai un blog? Se sì ti va di dirci dove e di cosa tratta? Lo avevo, ne avevo due
– Sei un rilettore di bozze/editor/revisore? No, mi basta il mio editor di fiducia
– E-book o Cartaceo? Il libro è carta. Poi, per comodità, si fa anche l’ebook, ma non c’è a mio avviso paragone
– Su cosa sei solita scrivere? Carta e penna
– Hai qualche rito particolare che fai prima di iniziare a scrivere, ad esempio ascolti della musica? No, per nulla. Silenzio assoluto
– Come è nata la cover? Grazie a Livia De Simone, l’illustratrice della DZ Edizioni e grazie alla testardaggine di Francesca Pace, è arrivata la cover. E avevano ragione loro…
– Ti va di regalarci qualche notizia sulla tua prossima pubblicazione? Quando ci sarà ve lo dirò, promesso, voi seguite Dark Zone il Gruppo per rimanere aggiornati!
– Condividi con noi una frase, che convinca anche il lettore più reticente ad acquistare il tuo libro….
Una volta, le emozioni trasudavano dalla pelle, da un sorriso atteso per ore, giorni, addirittura settimane.
Erano mani che si cercavano, stringendosi spesso in silenzio e di nascosto.
Era pelle che si sfiorava furtiva per asciugare una lacrima