Intervista #26 – Rob Himmel

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Bentornati amici e amiche al venerdì in cui sfidiamo voi autori a mettervi in gioco con le nostre domande. Questa volta abbiamo deciso di ospitare un maschietto autore di una CE nostra amica per farvi conosce anche la parte maschia del fantasy! 😉

ROB HIMMEL

Ciao Rob, benvenuto sull’isola di Skye. Grazie per averci dato l’occasione di conoscerti e porgerti qualche domanda. Iniziamo…

– Chi sei? Un inguaribile sognatore speranzoso, che si batte per raggiungere quello che ha sempre desiderato. Oltre questo, un aspirante scrittore, un disoccupato disperato, un uomo innamorato e un credente felice.

– Quando te lo si chiede tu dai una risposta standard. Se dovessi osare, che cosa risponderesti a noi? Beh se dovessi osare, direi: il futuro re del fantasy italiano ahahahahaha

– La tua paura più grande in questo momento qual è? Restare nel limbo della disoccupazione ancora per altri anni, senza poter realizzare ciò che di più basilare ci sia, ovvero farmi una casa e una famiglia.

– Descrivi te stesso attraverso:

un colore: verde, indubbiamente. Nonostante quello che di negativo mi accade, resto sempre nella speranza, mi abbatto ma poi mi rialzo e non demordo, sperando e diventando più determinato di prima.

un profumo: in realtà non mi viene in mente nulla adesso, non sono un cultore dell’olfatto. Di certo però sarei un profumo forte, inteso come intensità, che può far impazzire in senso buono oppure irritare parecchio.

un fiore: bocca di leone, bello da vedere (non perché mi ritengo bello esteticamente, anzi), molto particolare, con il nome altisonante ma davvero fragile.

un animale: la tigre, perché è solitaria e sta bene in quello stato. Difende il suo territorio, sa essere forte e tremenda, ma anche dolce e coccolona come qualunque felino. Anche se difficile da trattare caratterialmente 😛

un luogo: la Nuova Zelanda. Terra semplice, ricca di panorami mozzafiato ma anche di scenari ordinari. Rica di verde e poca city-influence.

un libro: Il signore degli anelli. Una lunga epopea di avvenimenti difficili, tristi anche, ma che nel finale sfocia in qualcosa di bello se pur con un retrogusto amarognolo.

una canzone: Non so dare il titolo di un’unica canzone, perché delle volte mi sento come una canzone romantica, altre ritmata, altre ancora più forte e dura. Mi definirei più un jukebox dalle molteplici sfumature e tonalità.

– Ti è mai capitato di attraversare un periodo in cui ti sentivi smarrito? Come hai fatto a superarlo? Ahi ahi tasto dolente… Più di una volta purtroppo, ma penso capiti a tutti. L’ultimo mi è capitato quasi un anno fa, rischiando quasi la depressione. Stare a casa dei propri genitori perché non si trova lavoro da anni è veramente brutto, soprattutto quando senti forte il desiderio di avere una casa propria e di sposarti con la compagna che hai. Come l’ho superato? Come ogni altra volta nella mia vita, mi sono affidato a Dio, tenendomi stretto a Lui con tutte le mie forze, chiedendogli di starmi accanto e di non abbandonarmi. Sempre così emergo dalle situazioni difficili. Nell’ultima occasione ho avuto anche il sostegno della mia compagna, che crede molto in me e non è poco.

– La tua vita reale, il tuo lavoro, i tuoi passatemi e la tua famiglia come influiscono sulla tua scrittura? In realtà non incidono molto. Capita delle volte che ciò che mi circonda mi apra gli occhi su aspetti che ignoravo o cui davo poco rilievo, così decido di inserirli in alcuni contesti. Ma quando scrivo esco fuori dalla mia persona, dalla mia vita, perché entro nel mondo che creo e nei personaggi che vi abitano. Sfrutto al massimo l’empatia per renderli realistici e veritieri, attingendo a quando conosco, immagino e vedo nella vita di chiunque.

– Chi ti sta intorno conosce questo tuo lato? Come si approcciano con il te scrittore? Qui ci sono approcci contrastanti. C’è chi crede in me, che ha persino pianto di gioia nel tenere in mano il mio libro appena editato dalla DZ edizioni “Le lame scarlatte”, chi mi ha sostenuto da subito e chi lo ha fatto dopo aver capito quanto fosse importante per me e quanto ci tenessi. Poi c’è chi pensa che io corra dietro il vento, che ragiono ancora come un bambino nel mondo dei sogni, che spreco la mia vita per qualcosa che non mi darà da mangiare né un futuro. Insomma c’è di tutto da tonalità più chiare a quelle più scure, così come alcuni in tonalità neutre.

– Se potessi parlare con il te stesso del passato, quanto indietro andresti e cosa le diresti? Anche se potessi, penso proprio che non lo farei. Ogni mia singola scelta, che sia stata giusta o sbagliata, mi ha portato ad essere quello che sono e ne sono felice. Ogni mio errore è stato tramutato in un’occasione di crescita e successivamente persino in una benedizione. Penso sia frutto della mia esperienza con Cristo, che mi ha rivoluzionato nella maniera di pensare e affrontare la vita. Difatti se oggi ho iniziato a pubblicare romanzi con una casa editrice seria e totalmente free, che punta su di me, è grazie ai miei errori e alla reazione che ho avuto successivamente a questi. Ho affrontato le situazioni in maniera positiva, traendo sempre quello che mi serviva a crescere e migliorare. Il passato non si tocca, lo farei soltanto se avessi commesso un errore imperdonabile e che non ha alcun risvolto positivo nella mia vita e in quella di altri. Persino le sofferenze più grandi mi hanno forgiato e reso più avveduto e maturo, almeno spero 😛

– Spesso nella scrittura c’è un’impronta che ci distingue dalla “massa”. Nella tua quale pensi sia? Nella mia penso sia l’estremo realismo condito dal forte impeto della speranza. Mi spiego, a me piace usare il fantasy per esprimere cose reali sotto forma di metafore in storie avvincenti, ma ritengo che tutti siano utili, non esiste il protagonista assoluto, anche perché odio quello che io definisco “l’aura dell’immortale”. Il protagonista non muore finché è tale, a meno che accada alla fine del libro. Trovo questo concetto assurdo. Nulla esalta la vita quanto la morte, la paura di morire amplifica ogni emozione, se c’è il rischio e la possibilità, le azioni cambiano di conseguenza. Faccio un esempio con uno dei nomi più blasonati: Harry Potter. Qualunque cosa vivesse, passasse o sperimentasse, il lettore sa già che non muore, come può accadere se è il protagonista di sette libri? Così penso che nella vita ognuno di noi è speciale e unico, ma sempre a rischio e deve agire di conseguenza. Ma, nonostante accadano cose brutte, morti ecc… la speranza non viene mai meno, c’è sempre un barlume pronto a destare chi resta.

– Quello che hai scritto fino a oggi, ha un filo conduttore? Cosa accomuna tutte le tue opere? Tra le opere non c’è un vero e proprio filo conduttore, nel senso che ciò che ho pubblicato, quello che è già calendarizzato per la pubblicazione, quello che è in stesura e quello che ho in mente di scrivere, hanno peculiarità molto differenti, così come i mondi, i personaggi e ciò che desidero trasmettere. Il vero filo conduttore sono io, sono tutti figli partoriti dalla mia mente semplicemente complessa, o complessamente semplice. Di fondo però penso ci sia sempre la voglia di lottare per ciò che si desidera, il che non vuol dire riuscirci.

– Dopo aver pubblicato Le lame scarlatte, che progetti hai? Continuare a pubblicare! Ahahaha! Progetti ne ho a non finire, ho sei tipologie di mondi già impostati, per un totale di: quattro trilogie, due saghe da cinque volumi, una da quattro, una raccolta di racconti e due libri autoconclusivi. Insomma ne ho per anni, sempre se non mi viene altro in mente! Dove mi trovo? Ho pubblicato soltanto “le lame scarlatte” e ad aprile 2018 inizierà la saga de “il tempo dei mezzosangue” con il primo volume. Intanto procediamo con questi e vediamo come andranno le cose, se avrò la possibilità di scriverli tutti.

– Sei un lettore? Quali generi prediligi? Certo che sono un lettore, non si può scrivere se non si legge prima di tutto. Bisogna leggere tanto. Il genere che prediligo è lo stesso che scrivo, ovvero il fantasy, nella sua forma classica, epica e dark. Niente urban, paranormal romance e young adult.

– C’è un libro che rileggeresti mille volte? Adesso ti darò una risposta insolita, probabilmente. L’unico libro che ho letto più volte e continuo giornalmente a leggerlo, finirlo e riniziarlo, è la bibbia. Ogni volta mi trasmette e fa scoprire cose che nelle precedenti letture mi era sfuggito. Leggere la bibbia vuol dire leggersi dentro, almeno secondo la mia esperienza.

– Ti viene chiesto di incoraggiare un autore a diventare self… cosa gli diresti? Altro tema scottante! Ahahah! “Incoraggiare” a diventare self penso sia sbagliato a priori. Io incoraggerei prima le altre strade (eccetto CE che si fanno pagare o comprare copie), se quelle non vanno, dopo aver provato e riprovato, solo allora, come ultima strada, indirizzerei sul self. Ripeto, personalmente penso che il self è una via accettabile quando non ne hai altre. Non ne hai altre quando ti sei proposto e riproposto tante volte e con diversi manoscritti. Parere mio eh. So già che i self mi linceranno per questa risposta 😛

– Un argomento spinoso attuale è l’uso di uno pseudonimo per pubblicare un genere diverso. Tu lo faresti? Prima di tutto devo ammettere che io uso uno pseudonimo già per il genere che scrivo, perché il mio cognome è lungo e brutto, non resta impresso nella mente e chiunque lo pronunci lo sbaglia, garantito! Ho passato tutta la vita a correggere automaticamente chi lo pronunciava, che sia a scuola, agli sportelli o altrove dove venivo chiamato per cognome. Quindi solo per questo uso uno pseudonimo, non perché non voglio “metterci la faccia” come direbbero alcuni. Per quanto riguarda l’usarlo per romanzi di genere diverso, personalmente non lo farei in qualunque caso, ovvero sia usando il nome vero o lo pseudonimo che già uso. Se come Rob Himmel scrivo fantasy, poi mi firmerei uguale per l’horror per esempio. Anche se usassi il mio nome vero, userei sempre lo stesso per qualsiasi genere.

– Hai trovato la leggendaria Lampada Magica. Quali sono i tuoi tre desideri?

1- Vivere di scrittura, inteso come lavoro che mi permetta di sostenermi nella vita.

2- Creare una famiglia in cui essere felici, adoperandomi per essere un buon marito e un buon padre.

3- Dare un apporto utile e sano al mondo, in qualunque forma, purché la mia vita sia servita anche al bene di altri.

– Che rapporto hai con gli animali? Ottimo direi, amo i cani e ne ho avuti molti. Adesso c’è il bulldog francese di mio fratello, Dodo, che mi ha rubato il cuore. Potete vederlo sui miei social network, ogni tanto ci metto anche lui. Adoro i cavalli, baratterei le auto con loro senza problemi 😀

Adesso parliamo un po’ del tuo libro…

Titolo: Le lame scarlatte

Genere: fantasy

Pagine: 304

Formato: cartaceo ed ebook

Dove lo si può acquistare (links): www.dark-zone.it oppure in tutti gli store online, oppure ordinabile nelle librerie più grandi.

– Dicci in non più di dieci righe di cosa parla.

Il romanzo parla di Foltorp, la capitale di un regno (Ganderia) in cui otto organizzazioni si contendono il potere in giochi di intrighi e assassinii. Dopo anni di torpore ed equilibri, qualcuno comincia a muovere le pedine per rivoluzionare la situazione. Il tutto avviene adescando il più celebre assassino della storia a fare il suo ritorno in città, questo sarà sufficiente a iniziare il gioco in una serie di mosse e contromosse che richiederanno astuzia e sangue. Dietro ogni organizzazione però ci sono individui, con un passato, traumi, emozioni e sogni, loro saranno il fulcro di tutto.

– Com’è nata l’idea che ha dato vita a Le lame scarlatte? L’idea è nata da una pazzia. Mi arrivò un giorno l’invito a partecipare al torneo IoScrittore, così ho cominciato a pensare a un romanzo che fosse fantasy ma di facile accesso, che potesse distinguersi più per le trame, gli intrighi e i colpi di scena che per i componenti fantasy. Dunque ho buttato un’idea che si è poi trasformata completamente. In un mese solare, ma in tre settimane effettive di scrittura, ho concluso la prima stesura de Le lame scarlatte.

– Com’è nato il titolo? Il titolo è nato pensando ai due pugnali usati da uno dei personaggi principali, in quanto quelle armi lo identificano come l’assassino più celebre di Ganderia. Attorno ad esse ruoteranno varie cose e dunque ho deciso che il titolo dovesse essere tributato a loro. Inoltre penso sia anche un titolo insolito, originale diciamo.

– Perché la gente dovrebbe leggere il tuo libro e, come pensi che questa storia possa cambiare il mondo e le persone? Penso sia una lettura avvincente, con vari colpi di scena e condita con tutti gli aspetti necessari a rendere una storia bella restando realistica e non scanzonata. Che lo si voglia oppure no, reputo che lasci il segno nel lettore, magari in maniera diversa e per aspetti diversi, ma resterà nelle loro memorie. Chiunque la legga può comprendere quanto siano importanti alcuni aspetti della vita, di saperli cogliere quando ne è il momento perché rimandare vorrà dire probabilmente perdere quell’opportunità. Può far notare quanto i giochi di potere, aspirare a cose di questo genere, spesso portano all’autodistruzioni, a svuotarsi e commettere cose che ci trasformano in maniera negativa. Suggerisce che essere stupidi spesso fa più danni di chi si presenta con un coltello alla mano. Insomma è un viaggio introspettivo dei vari personaggi, di cui sicuramente qualcuno assomiglia chi siamo. Inoltre evidenzia alcuni disagi sociali, che oggigiorno noi nemmeno vediamo per quanto ci siamo abituati.

– È il tuo libro di esordio o hai già pubblicato qualcos’altro? In realtà il mio libro di esordio sarebbe dovuto essere “il tempo dei mezzosangue”, scritto e contrattualizzato prima ma in uscita ad aprile 2018. Mentre questo è stato scritto pochi mesi fa e la DZ edizioni mi ha subito proposto un contratto. Avendo già fatto anche l’editing, è stato pubblicato in tempi brevi, uscendo il 02 luglio. Quindi tecnicamente non è il mio romanzo di esordio, ma praticamente lo è e ne sono felicissimo.

– Perché proprio il genere fantasy? Perché il fantasy lascia spazio alla creatività, ti permette di evadere dalle realtà (almeno apparentemente, anche che secondo me non è totalmente vero) e consente allo scrittore di trattare temi duri, che si ignorano o che danno fastidio, usando delle metafore. Inoltre mi piace un sacco, ci sono cresciuto tra giochi, videogiochi, film e letture.

– Il personaggio principale de Le lama scarlatte è? È un essere umano o una creatura fantastica? Descrivicelo con 3 aggettivi. Il romanzo non ha un vero e proprio personaggio principale, ne ha diversi proprio per la questione scritta in precedenza de “l’aura immortale”. Però posso parlare di Lynx che sicuramente è uno dei personaggi che spiccano di più e perché è a causa sua che tutta la vicenda si evolve. È un umano, come qualunque personaggio del romanzo (difatti non ci sono altre creature, volevo dare enfasi agli individui e alle azioni e non al mondo fantastico). Lo descriverei con questi tre aggettivi: spietato, introverso e melanconico.

– Durante la trama di consuetudine che il protagonista evolva. Se lo fa, in che modo avviene? Lo fa e avviene nella maniera più comune, umana e brutale, ovvero sbattendo contro il muro, toccando il fondo.

– Vive una storia d’amore? Sì, vive una storia d’amore, se così si può dire, ma la questione è abbastanza complessa e non aggiungo altro per non spoilerare nulla 😛

– Se una mattina lui si svegliasse del sesso opposto quale sarebbe la prima cosa che farebbe? Probabilmente sceglierebbe una di queste due ipotesi: assolutamente nulla, continuando a fare esattamente quel che sempre fa. Oppure cambierebbe radicalmente vita, trasferendosi altrove e ricominciando da capo.

– Se si svegliasse animale (o se è un animale se si svegliasse uomo) cosa sarebbe e come reagirebbe? Sarebbe letale, brutale e probabilmente alleggerito da tutto ciò che tormenta un essere umano. Forse si sentirebbe più libero, persino più felice.

– Quale sarebbe la prima cosa che ti direbbe se vi incontraste faccia a faccia? Penso che non direbbe nulla, agirebbe. Per me non sarebbe un bell’epilogo! Ahahaha.

– Perché hai scelto di ambientare la tua storia proprio a Foltorp? Perché è una ricca metropoli, la capitale di un regno forte. Ha quel che occorre per raccontare diversi scenari, intessendo una fitta rete di eventi. Inoltre presenta le molteplici sfaccettature di una società variegata e con i suoi crudeli paradossi.

– Secondo te, parlando di libri fantasy, quando incide la creazione di un mondo nuovo in una storia? Incidi davvero molto, l’ambiente spesso determina le persone e la storia. Il contesto fa il testo e non viceversa. Nel fantasy poi il mondo è la struttura portante, sono le radici e il tronco di un albero.

– Oltre a scrivere Le lame scarlatte, ti sei cimentato nella promozione da solo? Hai fatto il book trailer, delle immagini con degli estratti, delle card o un blog tour? Per mia fortuna la CE si occupa della promozione, ovviamente io ci metto il mio nel miglior modo possibile, è mio interesse. Ho creato un booktrailer (qui il link https://youtu.be/4aJIz_7Vhjs ), i segnalibri e in futuro vedrò di fare altro.

– Se ti venisse offerto un servizio di promozione del tuo libro, cosa vorresti che fosse? In realtà non lo so nemmeno io. Non sono avvezzo al mondo della promozione. Immagino mi piacerebbe fare una firma copie e presentazioni in eventi come il Lucca Comics.

– Oltre al te scrittore c’è un’altra forma d’arte che ti ispira? Suoni, dipingi…? Un tempo avevo cominciato a imparare a suona l’armonica. Ho anche cantato sporadicamente in un coro. Non credo però che abbia altre forme d’arte nella manica, o almeno finora non ne sono a conoscenza.

– Hai un blog? Se sì ti va di dirci dove e di cosa tratta? Niente blog. Ho un gruppo facebook (la biblioteca dei libri fantasy), ho le pagine facebook Rob Himmel Author e Il tempo dei mezzosangue, poi gli altri social come instagram e twitter.

– Sei un rilettore di bozze/editor/revisore? No, non ancora almeno. Forse in futuro, penso non mi dispiacerebbe.

– Quanto ti sei fatta aiutare da chi ti circondava per vedere realizzato Le lame scarlatte? Ho la fortuna di avere una compagna fantastica che non solo si leggeva ciò che scrivevo alla fine di ciascuna giornata, ma desiderava farlo con marcato interesse e voglia. Un aiuto che mi è servito senza ombra di dubbio.

– E-book o Cartaceo? Io sono vecchio stile, cartaceo e solo cartaceo. Mi piace sentire il profumo della carta, sfogliare il libro e portarlo con me. Scelta puramente personale ovviamente.

– Hai qualche rito particolare che fai prima di iniziare a scrivere, ad esempio ascolti della musica? In genere prima di iniziare a scrivere prego e poi leggo due capitoli della bibbia. Ma è proprio il mio modo di iniziare le giornate. La musica l’ascolto nel durante la scrittura, non sempre però, diciamo il 50% delle volte.

– Come è nata la cover? La cover è nata sulla “visione” mia e dell’editor Stefano Mancini. Cosa avremmo visto sulla cover pensando al libro? Siamo stati entrambi dell’idea che si vedevano le due lame scarlatte. Poi Livia De Simone ha creato l’illustrazione facendo un lavoro a mio dire eccezionale. Un bellissimo connubio di colori e giochi di luce.

– Ti va di regalarci qualche notizia sulla tua prossima pubblicazione? Non potevi rivolgermi domanda più bella! Ahahaha! La prossima uscita è la gravidanza travagliata de Il tempo dei mezzosangue (passata prima per bookabook, pessima esperienza). Scritto nel 2010 vedrà la luce nel 2018, ad aprile con la DZ edizioni (DarkZone). Si tratta dell’inizio di una saga, difatti il primo volume si chiamerà L’ascesa della chimera. Una storia epica che coinvolge un intero continente, molte razze e una forte componente fantasy (ben dosata, regolamentata e gestita). Insomma tanta roba che spero piaccia e possa conquistare gli amanti del fantasy.

– Condividi con noi una frase, che convinca anche il lettore più reticente ad acquistare il tuo libro….

« Ser Brandastor, se re Nuldest dovesse mobilitarsi contro la Congrega, sappiate che non dormirà mai più tranquillo la notte», l’uomo continuò a parlare scendendo gli scalini di legno. « Noi siamo tanti e siamo ovunque. Ci disperderemo all’inizio, ma poi ciascuno di voi dovrà guardarsi le spalle. Dovrà camminare sulla punta dei piedi, mentre girerà per le strade della città. Dovrà tenersi lontano dai vicoli e da ogni angolo buio. Dovrà triplicare la sicurezza, quintuplicare le spese. Dovrà rinunciare alle amanti, alle scappatelle nel Padiglione del Miele e in ogni altra casa di piacere», finite le scale si diresse verso Bear. «Oh Ser Brandastor, credetemi quando vi dico che ciascuno di voi non potrà più sussurrare nell’orecchio di un altro. Non avrete più alcun posto dove tramare, nessuno in cui nascondervi. Sempre allerta, sempre sotto pressione. Finita la pacchia, finiti gli intrighi. Finito l’ozio sul sudore e sul sangue di gente come noi o su quello dei poveracci. Il re può anche inviare il suo esercito, con tutti i suoi cavalieri, i suoi templari e i suoi guardiani. Ma poi, uno a uno, lentamente e inesorabilmente, vi uccideremo. Nei momenti in cui vi sentirete più al sicuro. Nei luoghi più impensabili. Nei modi peggiori. Possiamo raggiungervi ovunque e in qualunque momento. Non siamo soldati, non siamo templari, né cavalieri, né maghi. Noi siamo assassini. È bene che re Nuldest lo rammenti prima di scagliarsi contro di noi. Perché le notti riecheggeranno di grida. Le strade saranno ricoperte da fiumi di sangue. La capitale di Ganderia diverrà il cimitero più grande del mondo. In cui si conteranno più morti che monete», raggiunto il maestro, l’uomo gli poggiò una mano sulla spalla.

Nella Congrega scoppiò il delirio. Tutti gridavano la stessa cosa all’unisono, così forte che raggiunse gli edifici vicini.

« Chiomarossa ! Chiomarossa ! Chiomarossa ! »

 

 

Pubblicato da lisoladiskyeblog

Blog Letterario che promuove e pubblicizza autori italiani di ogni genere nato nel 2015