Il Fiore d’Arancio

LA CAMELIA

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fioriarancio_cL‘Arancio è un albero da frutto del genere citrus che può raggiungere i 12 metri di altezza. Presenta foglie di un bel verde brillante, lanceolate e carnose e i suoi fiori sono candidi delicati.  Il frutto è l’arancia (detta nell’uso corrente anche “arancio”, come l’albero), talora chiamata arancia dolce per distinguerla dall’arancia amara. È un antico ibrido, probabilmente fra il pomelo e il mandarino, ma da secoli cresce come specie autonoma e si propaga per innesto e talea.

SIMBOLISMO: L’Arancio è originario della Cina; questa pianta è da sempre considerata come simbolo di buon auspicio, addirittura si pensava che regalare arance il primo giorno dell’anno fosse come augurare felicità, prosperità ed abbondanza. Nei paesi cattolici il Fiore dell’Arancio è sempre associato alla purezza e alla generosità tanto che, durante le crociate, nacque l’usanza di decorare gli abiti delle spose proprio con questo fiore.
Gli orientali usano regalare un mazzo di Fiori d’Arancio alle proprie spose nel giorno delle nozze mentre per i saraceni è un simbolo di fecondità. Una leggenda vuole che grazie ad un ramoscello di Fiori d’Arancio rubato da un giardiniere al re spagnolo e consegnato ad un ambasciatore in cambio di 50 monete d’oro, la sua figliola di povere origini potè trovare marito. Da allora si dice che il Fiore d’Arancio sia simbolo del matrimonio.

CENNI STORICI: Questo tipico frutto invernale sarebbe stato importato in Europa solo nel XIV secolo da marinai portoghesi. Tuttavia alcuni testi antico-romani ne parlano già nel I secolo; veniva coltivata in Sicilia e dove era chiamato melarancia, il che potrebbe significare che il frutto avesse raggiunto l’Europa via terra. Potrebbero essere corrette entrambe le teorie. Probabilmente l’arancio giunse davvero in Europa per la via della seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda Sicilia, dove la sua diffusione si arenò. Solo dopo secoli venne riscoperto dai marinai portoghesi. Da notare che a Roma, nel chiostro del convento di Santa Sabina all’Aventino è presente una pianta di arancio dolce che secondo la tradizione domenicana è stata portata e piantata da San Domenico nel 1220 circa. La leggenda non specifica se il santo avesse portato la pianta dal Portogallo o dalla Sicilia, dove essa era giunta al seguito della conquista arabo-berbera.

Altri nomi dell’arancia: Nella letteratura del secolo XIX a volte l’arancia viene chiamata portogallo. In greco l’arancio si chiama “πορτοκάλι” (pronuncia: portocáli), in rumeno “portocală”, in albanese “portokall” e ancora oggi in arabo la parola usata per parlare delle arance è برتقال,burtuqāl, che ha soppiantato del tutto la parola persiana نارنج, nāranğ – letteralmente “(frutto) favorito degli elefanti” – da cui deriva “arancia” (e “naranja”, in spagnolo) e “narancs” in ungherese. Non si deve però dimenticare che in arabo il burtuqāl indica l’arancia dolce, mentre nāranğ (d’origine persiana) indica l’arancia amara. In Italia, in Basilicata, in Campania, in Puglia e in Abruzzo ancor oggi le arance sono chiamate “purtualli” o “partajalli”, “partuàlli” e “arànciu”. Così pure nella maggior parte dei dialetti della Pianura Padana: nella lingua piemontese sono detti portugaj. In Veneto l’arancia viene chiamata “naransa”, mentre in friulano è “narant”: in questi casi potrebbe trattarsi di una derivazione diretta dal persiano, forse grazie ai contatti culturali e commerciali veneziani con il Medio Oriente, oppure di un lascito spagnolo. In dialetto romanesco, come attestato da Pascarella, il nome dell’arancia è, né più né meno, portogallo. Nelle lingue germaniche, la parola che indica l’arancio di solito significa letteralmente mela cinese (es. olandese appelsien o sinaasappel, tedesco Apfelsine). Parole derivate daappelsien si trovano anche nelle lingue slave (es. russo Апельсин, apel’sin) e baltiche (es. lituano apelsinas). Altra variante è “melarancia”, diffusa anche in altre lingue (es. polacco pomarańcza, ceco pomeranč, slovacco pomaranč, sloveno pomaranča).

USIIn Farmacia per le ESSENZELa buccia dell’arancia è una preziosissima fonte di essenze. L’olio essenziale dell’arancia dolce o essenza di Portogallo è un liquido che va dal giallo-arancione al rosso scuro che ravvisa l’odore della scorza fresca del frutto, parzialmente solubile in alcool etilico a 96°. Costituito quasi esclusivamente da limonene, viene usato nella produzione di liquori e per aromatizzare molti detersivi. Viene spesso utilizzato per sofisticare molti altri oli essenziali agrumari. La presenza del delta-3-carene, un monoterpene, naturalmente presente nell’essenza di arancia dolce, spesso è rivelatrice di questa sofisticazione. Il terpene d’arancia è un liquido incolore ottenuto dalla distillazione dell’essenza di arancia, largamente usato come solvente naturale dall’industria delle vernici. L’essenza deterpenata è ottenuta dalla rettificazione dell’olio tal quale. A seconda del grado di deterpenazione può presentarsi da rosso scurissimo a marrone ed è molto aromatica; esiste anche l’essenza “desesquideterpenata” che appare di colore giallo pallido e ha una nota olfattiva meno potente. L’essenza di zagara o neroli è ottenuta da soli fiori dell’arancio amaro (la parola zagara deriva infatti dall’arabo zahra, che per l’appunto significa “fiore” e mai dai fiori dell’arancio dolce.

In cucina le arance, oltre al consueto consumo come frutto o sotto forma di spremuta d’arancia, vengono utilizzate anche in alcune ricette agrodolci come la famosa anatra all’arancia. Nelle tavole siciliane l’arancia si può trovare in insalata, con olio, sale e pepe, spesso con l’aggiunta di cipolle e olive. Sempre in Sicilia, la scorza è spesso usata per insaporire le creme da dolce, grattugiandola; si può anche candire, come talora insieme alla polpa tagliata a fettine. Un altro uso di ambedue le parti è nella marmellata di arance.

Nell’industria farmaceutica viene esclusivamente utilizzato l’olio essenziale ricavato dalle sacche oleifere della scorza per le sue qualità aromatizzanti.
Per decorazione con i fiori d’arancio vengono costruite composizioni floreali per la decorazione di chiese in occasione di matrimoni, per significare la castità della sposa. I frutti invece possono essere utilizzati per esempio per i pot pourri.
CURIOSITA’La maggior parte della vitamina C e delle proprietà benefiche dell’arancia si trovano nell’albedo (la parte bianca e spugnosa). Il succo d’arancia ne contiene infatti solo il 25%.

Pubblicato da lisoladiskyeblog

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3 Risposte a “Il Fiore d’Arancio”

  1. […] Era uscito saltando dalla finestra, direttamente in strada. Aveva tutti i sensi in allerta dai quali riceveva segnali che lo mettevano in allarme, rendendolo sospettoso e nervoso. – Sei stato svelto a farti cacciare dal letto della tua donna questa volta!- La voce ruvida, come carta vetrata, tradì la posizione della lupa che, sul lato opposto della piazza, si accese una sigaretta, facendo scattare la fiammella del accendino. Gli occhi del licantropo misero a fuoco i lunghi capelli neri, la giacca logora e i jeans strappati di Mariah mentre le andava incontro. Fu impossibile non fare il paragone tra la sua amante e la sua amata. La mora era un diamante grezzo, ruvida, forte e impossibile da spezzare. Sebastian l’aveva conosciuta quando era arrivato a Skye: Mariah era la femmina del branco, l’unica donna con l’accesso illimitato al porto, l’unico lupo a cui nessun altro osava posare gli occhi addosso quando si trasformava. Probabilmente era la più anziana, ma Sebastian non si era mai azzardato a chiederle, ne dimostrava circa trenta, come tutti loro e per lui era sufficiente. – Non è la mia donna!- Si ritrovò a sbuffare mentre la lupa gli porgeva una sigaretta e l’accendeva per lui. La pelle scura e segnata delle mani di lei sfiorò la sua. – Dev’essere per questo che fai la posta sotto la sua finestra ogni notte, Bobby!- Mariah era l’unica che osava prenderlo in giro. Sebastian continuava a soffermarsi sull’idea che c’era un’unica cosa che accomunava le due donne: il colore verde degli occhi. Mentre Galena era fragile e delicata, lei era dura, fredda e spigolosa. Tutto della licantropa ispirava forza e determinazione, l’opposto della raffinata compostezza e fragilità della Bandrui. Erano i due opposti della bellezza femminile: Galena era il sole, Mariah la luna. Mentre camminavano la ragazza guardava Sebastian in un modo che lo innervosì ulteriormente. – Cos’hai da guardarmi a quel modo?- Soffiando il fumo fuori dalle labbra sottili, lo guardò di traverso. – Io non ti guardo in nessun modo.- Sentenziò, ma la sua voce tradiva fastidio. Sebastian l’afferrò per un braccio, facendola girare a guardarlo; sebbene il giaccone odorasse di pesce e di acqua salmastra, l’uomo sentì il chiaro aroma di fiore d’arancio del sapone che Mariah usava. – Non fare la furba con me, non è la serata giusta per farmi innervosire.- Disse alla fine lasciandola andare, prima che lei gli rifilasse uno dei suoi famosi calci negli stinchi. Leggendario fu l’episodio in cui, dopo una battuta sgarbata, il precedente alfa pianse dal dolore per un suo calcio. Sebastian preferiva non sperimentarlo, anche se si era soffermato spesso a guardare quella bellezza così insolita e pura. – Non cerco rogne, sei tu quello nervoso.- Sebastian non negò. Per liberarsene optò per un ordine da Alfa, la osservò negli occhi e, con il pensiero, le inviò il messaggio. “Torna al porto Mariah! Adesso!”. Lei sbuffò buttando la chicca in terra e spegnendola con un ringhio infastidito. – Prima dammi i soldi per il latte, se domani mattina vuoi la colazione!- CAPITOLO SUCCESSIVO >> SCOPRI IL PERSONAGGIO (p.s. questo personaggio lo trovate anche nel capitolo extra “Zucche e …”) SCOPRI IL FIORE […]

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